Wolf Alice live @Fabrique, Milano
25 novembre 2022
“Lovechild del folk e del grunge”, così il magazine Clash aveva definito i Wolf Alice al loro debutto (My Love Is Cool, 2015). Dopo la candidatura ai Grammy e la vittoria del prestigioso Mercury Prize nel 2017, ma soprattutto con la consacrazione sancita dal successo dell’ultimo album Blue Weekend, i Wolf Alice non sono più soltanto una promessa in divenire: sono a tutti gli effetti un fenomeno pop. La conferma ci arriva da un Fabrique gremito, lo scorso 25 novembre, per la loro attesa data milanese.
Abbiamo il privilegio di assistere da sotto al palco a un’esibizione piena di energia e mestiere, con Ellie Roswell, Joff Oddie e Theo Ellis a fare da mattatori: lei magnetica, bravissima, una specie di Blondie ma infinitamente più dotata (la performance vocale, con occasionali innesti lirici, è francamente una delle cose più sorprendenti dell’intero concerto – il tutto mentre sfoggia un talento chitarristico non comune); Joff che interagisce continuamente il pubblico e lo invita a una costante interazione (a fine concerto sarà l’unico a scendere in platea a dispensare saluti alle prime file); Theo che è un animale da palcoscenico con una carica punk degna della migliore tradizione made in UK.
Il live si apre col botto: la hit Smile è oggettivamente il modo migliore per scoprire da subito le carte. Segue l’attitudine grunge di You’re a Germ (da My Love Is Cool) e l’incedere blues di Formidable Cool (da Visions Of A Life). Fine delle foto e dei video per noialtri sottopalco: la band ha concesso i permessi solo per i primi tre brani; arriva il momento di godersi il concerto da semplici spettatori: quale momento migliore se non la delicatissima Delicious Thing, con la platea che sfodera dei formidabili cori a supporto. Arriva il turno di Lipstick On The Glass (una delle prove più emozionanti per Ellie, la cui bravura comincia ad ergersi sempre più prepotentemente, persino al di sopra delle pose da performer consumata e rodatissima). Space and Time, Planet Hunter, Bros, ci trascinano sapientemente nel loro mood studiato e consolidato: si saccheggia a piene mani dagli anni ’90 e li si rilegge sotto la luce del terzo millennio; tornano i toni estatici con Safe From Heartbreak (If You Never Fall In Love), con una versione acustica fedele all’incisione dove ancora una volta Ellie sfodera una voce fuori dal comune, e con How Can I Make It Ok?
Play the Greatest Hits è un altro validissimo esercizio punk, smorzato dalla vena intimista di Silk e dalla bellissima Feeling Myself (uno dei brani più riusciti di Blue Weekend) e dalla delicatezza elettrica di Lisbon(ispirata a Jeffrey Eugenides e alle sue Vergini Suicide, trasposte poi cinematograficamente da Sofia Coppola). La chiusura è affidata alla solennità di Visions Of A Life (quasi psichedelica nel suo incedere), alla ballata strappalacrime The Last Man on Earth e al power pop di Giant Peach.
Gli encore sono Moaning Lisa Smile, col suo inconfondibile ritornello assassino, e Don’t Delete The Kisses, che ancora una volta ci danno la misura dell’estensione del registro stilistico di una band che non è più semplicemente “destinata a fare grandi cose”, le sta già facendo.
SETLIST
Smile
You’re a Germ
Formidable Cool
Delicious Things
Lipstick on the Glass
Space & Time
Planet Hunter
Bros
Safe From Heartbreak (If You Never Fall in Love)
How Can I Make It OK?
Play the Greatest Hits
Silk
Feeling Myself
Lisbon
Visions of a Life
The Last Man on Earth
Giant Peach
Encore:
Moaning Lisa Smile
Don’t Delete the Kisses
Testo e Foto Valentina Zona