Manuel Agnelli, live @Alcatraz Milano – 11.12.2022
La prima prova solistica di Manuel Agnelli, Ama il Prossimo Tuo Come Te Stesso, a dispetto dei molti detrattori collezionati soprattutto negli ultimi anni, si è rivelato un disco importante e a suo modo sorprendente: i nostalgici ci hanno trovato significativi rimandi alla ferocia abrasiva degli Afterhours (Signorina Mani Avanti, Severodonetsk, Guerra e Pop Corn), con l’aggiunta di significativi richiami più “alti”, come l’eco ai minuetti di Faust’O (Proci), unitamente a momenti di grande introspezione (Milano con la peste, La Profondità degli Abissi e la stessa title track), con la consueta poetica cruda e implacabile.
Il live è dunque attesissimo; d’altronde Milano è casa, e infatti c’è un Alcatraz gremito ad attendere il frontman degli Afterhours, accompagnato dalla sempre validissima e polifonica Beatrice Antolini (al piano, synth pad, percussioni e voci), Giacomo Rossetti dei Negrita al basso e la quota Gen-Z, rappresentata dai Little Piece Of Marmelade (DD & Frankie), a cui viene anche affidata la breve apertura del live.
Piccola nota di colore: sono miracolosamente in seconda fila, accanto a me c’è un ventenne che fa dirette su TikTok prima del concerto e mi avverte “Guarda che io pogo“. Io gli rispondo laconica: “Poga e paga, anima mia“. Non capisce, e io mi prendo l’ennesima rivincita generazionale.
Comincia il concerto. È una performance ruvida, un po’ malata (in senso metaforico ma anche letterale, visto che per loro stessa ammissione sono tutti appestati: “è il Tour della pestilenza – dice il Nostro, parlando della band – Alla lebbra e cimurro Frankie e DD. Alla peste Giacomo Rossetti. E se c’è la peste c’è anche Beatrice Antonini: la monaca di Macerata. Io sono Manuel ed ho la faringite”).
È anche un live molto nostalgico, dove – accanto ai pezzi del nuovo disco (da cui resta fuori solo Pam Pam Pam), si avvicendano avventurose incursioni nel materiale narrativo e stilistico degli Afterhours, con la platea che canta a memoria e prevedibilmente si dimena sulle note di Veleno, Non si esce vivi dagli anni ’80, Quello che non c’è, Ballata per la mia piccola iena, Padania, Male di Miele, Non è per sempre, Bye Bye Bombay, Voglio una pelle splendida, 1.9.9.6, Dea, Lasciami leccare l’adrenalina, Ci sono molti modi.
Tra i momenti più emozionanti, tuttavia, segnaliamo l’esecuzione di Proci a quattro mani con Beatrice Antolini, con lo sfoggio di una singolare sintonia artistica, per giunta in un pezzo che parla di amicizia. E, ancora, Lo Sposo Sulla Torta, dove le parti vocali affidate su disco alla figlia di Manuel (“Col cazzo che ve la do in pasto qui”) vengono eseguite (magistralmente) dalla nostra Beatitude, veramente in stato di grazia.
Manuel non si risparmia, a dispetto della forma fisica non ottimale, e ci regala quasi due ore di musica radioattiva, bruciante, di cui ci colpiscono l’urgenza e la generosità: un prevedibile trionfo, oltre che una grande e accorata festa. E pazienza se torneremo tutti a casa con la peste.
SETLIST
- Severodonetsk
- Signorina mani avanti
- Veleno
- Non si esce vivi dagli anni ’80
- Bungee Jumping
- Milano Con La Peste
- Lo sposo sulla torta
- Quello che non c’è
- Ballata per la mia piccola iena
- La profondità degli abissi
- Proci
- Padania
- Guerra e Pop Corn
- Male di miele
- Ama il prossimo tuo come te stesso
Encore:
- Tra mille anni mille anni fa
- Non è per sempre
- Bye bye Bombay
Encore 2:
- Voglio una pelle splendida
- 1.9.9.6.
- Dea
- Lasciami leccare l’adrenalina
- Ci sono molti modi
Testi e foto Valentina Zona