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WHITE LIES

Big TV
Fiction

White-Lies-Big-TVLa predisposizione per un rock-wave epico, dalle tinte barocche, viene amplificato nel terzo album della band londinese. Le reminiscenze eighties sono, come in passato, messe al servizio di melodie sognanti, impreziosite dalla voce buia di Harry McVeigh, sempre più sulle orme di Roland Orzabal dei Tears For Fears. Affrancatisi dagli scomodi paragoni con i Joy Division, i White Lies dimostrano di aver raggiunto una maturità compositiva encomiabile, che si concretizza in dodici splendide canzoni, dotate di un irresistibile potere seduttivo. I peccati di gioventù palesati in To Lose My Life e Ritual vengono evitati: la band è più concentrata ed ispirata, pienamente consapevole dei propri mezzi. Propulso dal drumming possente di Jack Lawrence-Brown, con McVeigh che si divide tra chitarra, synth e canto, il disco scivola via che è un piacere. L’iniziale title-track possiede basi synth pop alla Visage e la consueta grinta di McVeigh. Il primo singolo, There Goes Our Love Again, vive di un drumming nervoso, synth preziosi e di un ritornello coinvolgente: farà strage di cuori nei club alternativi. Change è una ballata ambientale epica, basata su di un essenziale giro di synth e sul suadente timbro semibaritonale di McVeigh. Meritano una menzione pure i due bellissimi strumentali Space I e Space II, suggestivi e cinematici.
Big TV rappresenta, per i White Lies, il disco della completa maturità.  
Emanuele Salvini

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