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VERDENA

Tra coerenza e innovazione

Era il 1999 quando Alberto Ferrari, che di lì a poco avrebbe compiuto 21 anni, suo fratello Luca, 18 anni, e Roberta Sammarelli, ventenne, pubblicarono il loro primo CD, prodotto da Giorgio Canali e intitolato come la loro band, Verdena, per la Black Out, storica oasi di musica “alternativa” sbocciata nell’alveo della Polygram (poi confluita nel gruppo Universal), fucina artistica che ospitò in quegli anni Ritmo Tribale, Casino Royale, Africa Unite e tanti altri. Era un periodo d’oro per la musica italiana, in cui si investiva parecchio sugli emergenti; aver trovato piuttosto presto qualcuno che credesse in loro, senza dover procedere per mille tentativi per rincorrere e mantenere il successo, nel tempo può aver aiutato il trio bergamasco a procedere per la sua strada senza tentennamenti, compromessi o passi falsi? “Sicuramente il fatto di aver trovato subito una casa discografica – affermano oggi i Verdena – ci ha dato la possibilità di dedicare la nostra vita completamente alla musica. Ma la libertà artistica per noi è sempre stata una questione fondamentale, etica. Non ci avremmo mai potuto rinunciare, per cui, anche se fosse andata diversamente, è altamente probabile che avremmo fatto esattamente i dischi che abbiamo fatto…su ROCKERILLA Febbraio 2015 l’articolo e l’intervista di Ambrosia Jole Silvia Imbornone ai VERDENA:

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