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THE WAR ON DRUGS

Quella degli statunitensi THE WAR ON DRUGS era una data fortemente attesa dal pubblico del TOdays. Arrivano in Italia sull’onda del monumentale e trionfale A Deeper Understanding, lavoro che all’ultima edizione dei Grammy Awards si è aggiudicato il podio quale migliore album rock del 2017. Come previsto hanno infilato un’esibizione da manuale e, eccezion fatta per alcuni frangenti country-folk a più largo respiro e di scuola prettamente americana, non hanno mancato di travolgere la folla di astanti plaudenti arrotando gli artigli della forma epica, virtuosa, solenne. Il repertorio eseguito era prevalentemente costituito da una selezione di brani provenienti dagli ultimi due album, il summenzionato A Deeper Understanding e Lost In The Dream del 2014, privilegiando solo un paio di tracce dal più datato Slave Ambient, ovvero la travolgente Baby Missiles, incaricata ad aprire il concerto a suon di fraseggi lussureggianti e scale di ritmi vertiginosi, e la crepuscolare Come To The City. Al centro della scena lui, Adam Granduciel, armato di chitarra e quella sua particolare vocalità efebica in cui far annegare i tormenti della sua poetica evocativa e trasognata. Con Pain i tempi si dilatano per instillare profonde sensazioni di pathos e stati di raccoglimento rapito, un intreccio di refrain chiaroscurali e di assolo liquefatti per una malinconica tender song bella da far male. E così via secondo una progressione ben tornita di dinamiche vibrazionali poste a forgiare sollecite galoppate uptempo (la sfolgorante An Ocean In Between The Waves) e a tingere serenate di pop melodico al chiar di luna (Strangest Thing). Di provata bravura i musicisti al seguito, raccolti attorno alla figura del leader come veri sodali uniti da un sentire comune, pronti ad assegnare l’adeguato trasporto narrativo, l’intonazione accurata, il giusto equilibrio armonico, l’energia fisico-mentale più appropriata alle ricercatissime partiture delle composizioni. Questo a prescindere dalla frequenza ritmica e le gamme cromatiche, dai giri di accordi e gli snodi melodici che si sono avvicendati fra un episodio e l’altro nella scaletta pensata allo scopo. Un fiume in piena di sonorità cariche di tensione emotiva, sempre e comunque caratterizzate da un grande uso di corde e tastiere. Non meno suggestive poi le parti per sax baritono già apprezzate su disco. Un saliscendi di moti ondosi, di adagi accorati e pieni prismatici, di soluzioni ora maestose e muscolari, ora trafitte e struggenti, che è passato dalle curve ascensionali di Nothing To Find, Burning e Red Eyes alle ballate catturanti di Eyes To The Wind, In Reverse e l’ipnotico midtempo di Under The Pressure. I Nostri si congedano sulle note di In Chains, l’ultimo miraggio di una sera di agosto che, siamo certi, resterà nei ricordi di chi c’era.

Aldo Chimenti

ph Loris Brunello

Torino | TOdays, sPAZIO211 | 24 agosto

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