THE SMILE
A Light For Attracting Attention XL Recordings
Quando è trapelata la notizia che Jonny Greenwood voleva lavorare a un paio di canzoni mai terminate con Thom Yorke, ci si è chiesti subito quanto distante potessero andare senza la band al completo. Di mezzo c’era la pandemia e un tempo abbastanza lungo da permettere session in studio con lo straordinario batterista Tom Skynner e l’immancabile Nigel Godrich. Fin dal primo ascolto l’album lascia un sapore ben definito. Da un lato c’è una sovrapposizione di trame che riescono, insieme, a trovare un senso; dall’altro una vertiginosa folata ritmica che non lascia quasi mai punti di riferimento. Skynner ha un sound morbido eppure così ramificato, dispari e complicato da far talvolta perdere i sensi. È qui che si percepisce l’ansia di questi ultimi due anni: c’è uno strato più semplice che raggiunge la superficie e uno più subdolo a disegnare uno smarrimento non ancora disperso. C’è molto in comune ma le differenze con i Radiohead si fermano qui. E se il synth, mai troppo invasivo, introduce la sobria The Same seguendo una semplice progressione di accordi (ne ritroveremo altrove), The Opposite mostra un complesso intreccio tra batteria ed elettrica, che si sciolgono in pura essenza di suono. Arriva inattesa You Will Never Work In Television Again, post-punk lirico e sfrenato che si bilancia con la splendida Pana-vision, che gioca per tutto il pezzo con sette semplici note in successione (che chiudono benissimo la straziante ultima puntata di Peaky Blinders). The Smoke ruba un intero minuto prima di far entrare in circolo il drumming preciso, la lunga scia ipnotica disegnata dal basso di Yorke e dal suo falsetto spettrale. Si comincia a realizzare l’assoluto valore di questo disco a partire da Speech Bubbles, per lungo tempo progressione di elettrica e voce, poi più drammatica con gli archi e il drumming. Il caos di Thin Thing era, a questo punto, quasi necessario. Dove sembra che ognuno insegua una direzione personale affiora un senso frenetico, quasi doloroso. Open The Floodgates è un brano del solo Yorke che mantiene l’essenzialità dei synth mentre Free In The Knowledge non avrebbe sfigurato come ghost track di Ok Computer.
A Hairdryer, con le sue ansie, ci ricorda che occorrerà tempo per ritrovarci, più di quel che avevamo creduto. Ci sono volute undici canzoni per lasciare spazio ai synth e agli archi di Waving A White Flage e rinunciare alle chitarre. Chi l’avrebbe detto! We Don’t Know What Tomorrow Brings – forse il pezzo più debole dell’album – anticipa l’ultimo, Skrting On The Surface, forse il brano più emotivamente coinvolgente, con gli arpeggi discendenti dell’elettrica e i fiati ad accaparrarsi le ultime note di un album clamoroso.
A Light For Attracting Attention è uno strumento indispensabile per capire dove siamo e per lasciare fluire quel malessere sordo che ci accompagna senza tregua. Difficilissimo da suonare eppure così immediato, è una risonanza magnetica delle nostre emozioni.
GRANDIOSO. Paolo Dordi
La recensione è tratta dal numero 502 di Rockerilla, Giugno 2022