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THE PUBLIC IMAGE IS ROTTEN

The Public Image is Rotten (Usa, 2017), presentato al Festival di cinema musicale Seeyousound in corso a Torino, è il documentario d’esordio alla regia di Tabbert FiiIller, ex bassista dei messicani Max Singer Z e appassionato fan dei PiL, la band post-Sex Pistols di Johnny Rotten a cui il documentario è dedicato.

Era il 1978 quando Johnny Rotten uscì dai Sex Pistols sbattendo la porta. Il suo risentimento era indirizzato principalmente al manager Malcolm McLaren, che aveva trasformato il gruppo in una specie di teatrino mediatico nel quale Johnny si sentiva un burattino. Il suo ultimo concerto con i Pistols, al Winterland Ballroom di San Francisco il 14 gennaio del 1978, si conclude, infatti, con Rotten che domanda al pubblico “Avete mai avuto la sensazione di essere stati ingannati?”. Da queste immagini parte il documentario di Fiiller e dalle considerazioni di Johnny Rotten su McLaren e sui produttori discografici, con i quali avrà successivamente ancora dei problemi.

Per tale motivo, al gruppo che formerà subito dopo aver lasciato i Sex Pistols darà il nome Public Image Limited e non lo definirà mai nelle interviste un ‘gruppo rock’ ma una compagnia, una società, perché essere un gruppo rock, spiega Johnny, implica che ci sia un manager che ti gestisce mentre in una società si è tutti alla pari. Il nome è stato preso da un romanzo della scrittrice scozzese Muriel Spark dal titolo Public Image, la cui protagonista è un’attrice che costruisce accuratamente la sua immagine pubblica per poi rimanere anche lei ingannata, al quale è stata aggiunta la parola Limited che in Inghilterra indica una società commerciale a responsabilità limitata. In seguito a un contenzioso con McLaren, dopo la fuoriuscita dai Sex Pistols John non potrà più usare il nome d’arte Rotten e dovrà tornare al suo cognome di nascita Lydon. Il primo album Public Image: First Issue sarà anche una sorta di atto d’accusa con rimandi all’esperienza con i Sex Pistols e soprattutto con molte frasi dei testi chiaramente riferite a McLaren in brani come Public Image, Low Life, Attack.

Chiarito il punto di partenza, il regista racconta poi la storia dei PiL fino ai nostri giorni, attraverso le parole dello stesso John Lydon, la cui presenza è il filo conduttore del film, e con interviste a diversi altri musicisti che sono entrati a far parte della formazione, sempre poco stabile e in continuo mutamento, oltre naturalmente alle immagini di concerti e dei momenti di creazione e registrazione degli album in studio. Ci sono poi interviste ad altri musicisti che raccontano l’influenza dei PiL sulla loro musica e le collaborazioni, tra cui: Moby, Thurston Moore dei Sonic Youth, Flea dei Red Hot Chili Peppers. Lydon, oltre alle memorie musicali, recupera anche i ricordi della sua infanzia, e in particolare di un brutto periodo della sua vita quando all’età di sette anni si ammalò di meningite e rimase per quattro anni in uno stato di incoscienza tale da non essere più in grado di riconoscere i genitori. Un periodo che lo ha condizionato molto negli anni successivi e ancora oggi ricorda con grande dolore. E parla della sua vita privata, della moglie Nora, che però sceglie di non comparire nel film, madre di Ari Up, la cantante del gruppo punk The Slits, scomparsa nel 2010.

Ma la vicenda principale del film è quella musicale, di un gruppo innovativo per la scena rock di quegli anni, che ha aperto la via al post-punk con un suono originale, contaminato dalle influenze dub, reggae e funk e con un’attitudine altrettanto inedita e anticonvenzionale. Il documentario arriva in occasione della celebrazione dei quarant’anni dalla nascita della band nel 2018.

Rossana Morriello

 

 

INTERNATIONAL MUSIC FILM FESTIVAL

Torino 26 gennaio – 4 febbraio

http://www.seeyousound.org/

 

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