THE POP GROUP
Honeymoon On Mars | Freak R Us/K7
Una “luna di miele su Marte”?
A scanso di equivoci, nelle intenzioni e nelle parole di Mark Stewart questo sollecito ritorno del Pop Group a poco meno di due anni soltanto da Citizen Zombie altro non vuole essere che “una ferma presa di posizione contro l’odio prefabbricato, un viaggio supersonico verso un futuro distopico pieno di incontri con creature aliene e ninne nanne sci-fi”.
Insomma, se fantasia escapista deve essere, allora che si sviluppi coerentemente con i principi che hanno sempre informato il progetto: manifesto impegno politico e feroce oltranzismo sonoro comunque aperto e permeabile a soluzioni addirittura ballabili.
Nessuno tuttavia può sperimentare in eterno e così neppure la spregiudicatezza che aveva segnato i momenti più incandescenti e memorabili della storia del Pop Group torna ad esprimersi con la dirompenza e l’incisività dei tempi andati.
L’incipit di Instant Halo, ad esempio, esplode a bruciapelo una salva di effetti elettronici subito depotenziati dalla voce recitata e dalle scabre pennate della chitarra elettrica e se City Of Eyes marcia sì più spedita, presto pare impantanarsi in antichi sedimenti sonici marcati Stooges e Suicide.
Più resistente all’usura del tempo risulta viceversa quella simbiosi che il Pop Group era stato capace di creare tra elettronica wave e tribalismo afro, tant’è che War Inc. e Zipperface hanno gioco facile nel risaltare come gli episodi più riusciti di un album insolitamente opaco.
Elio Bussolino