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THE NOTWIST

Close To The Glass  | City Slang

 

cd-NotwistNell’epoca di quel che io chiamo “producer sound” (che tende a inglobare nel sound chitarristico le peculiarità dell’elettronica “incolta” così in voga), i tedeschi Notwist si trovano perfettamente a loro agio. A dieci anni e passa da Neon Golden, l’album che portò a maturazione il loro flirt con l’elettronica (ricordiamo che i Notwist esordirono in piena epoca grunge con un sound che mimava le band di Seattle), i Nostri trovano la cosiddetta quadratura del cerchio… electro: lo testimonia l’opener di questo disco (Signals) che coniuga il tono colloquiale del cantato all’elettronica di scuola Kraftwerk. Il tono complessivo di Close To The Glass è già tutto qui: nel battito discreto e metronomico dell’elettronica, che di quando in quando, specie nel pezzi più lunghi (tipo Lineri) si fa ipnotico, circolare, ammaliante. Oppure indulge in pezzi (rari a dire il vero) dal taglio folky (tipo Casino), senza dimenticare vaghe reminiscenze raga rock (tipo Seven Hour Drive, con la chitarra che squarcia la melodia alla maniera dei buoni vecchi My Bloody Valentine). In sostanza non cambia molto rispetto a The Devil, You + Me (disco del 2008), anche se a parere di chi vi scrive, qui l’ispirazione raggiunge picchi decisamente più elevati. Disco riuscitissimo. Complesso. Da scoprire. Ascolto dopo ascolto.

Massimo Padalino

 

 

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