THE JESUS AND MARY CHAIN A MILANO – IL REPORT
THE JESUS AND MARY CHAIN, Alcatraz (Milano), 17.04.2024
Otto di sera, lentamente l’Alcatraz si popola, oggi il tour dei The Jesus And Mary Chain passa da Milano. Qualcuno si ferma a curiosare al merch, qualcun altro prende un drink, molti si avvicinano a vedere la band di apertura. Confesso che appena entrato non so chi sia l’opening act – nelle comunicazioni ufficiali non è specificato – dunque vado al banchetto del merch per leggerlo sulle magliette, e il logo in stile doom metal dei deathcrash non è nemmeno così semplice da decifrare. Londinesi, quartetto slowcore, ricco di sonorità post-rock familiari a chi ama i Mogwai.
A proposito, proprio i Mogwai hanno ospitato nel loro studio a Glasgow le recenti registrazioni dei protagonisti della serata. I The Jesus And Mary Chain, infatti, hanno realizzato l’ultimo album Glasgow Eyes nel Castle of Doom dei concittadini, così come il precedente Damage And Joy. Ma parlare di questo o quel disco sarebbe riduttivo, perché quest’anno la cosa importante è che i fratelli Jim e William Reid compiono quarant’anni dall’esordio discografico. Il biglietto d’ingresso che recita “Jesus and Mary Chain: 40 years” conferma che ciò che conta stasera è celebrare.
Vengono svelate le casse degli amplificatori decorate con grosse scritte JESUS, e poi si inizia: Jim Reid t-shirt a righe orizzontali sotto la giacchetta nera, William Reid chioma lanuginosa color argento bianco, salgono sul palco insieme alla band che comprende Mark Crozer al basso, Scott Von Ryper alla seconda chitarra, Justin Welch alla batteria. Appena Jim inizia a cantare il primo pezzo, jamcod, una bottiglietta di plastica vola proprio accanto a lui: istantaneamente sul suo volto balena un’occhiata di ghiaccio per scrutare la situazione.
Passato questo attimo interlocutorio, proseguirà tutto regolarmente; fossimo ancora negli anni Ottanta sarebbe finita diversamente? Chissà com’erano i loro famosi concerti di quarant’anni fa che finivano in rissa, quanto darei per viverne uno – ma senza darle o prenderle, e possibilmente stessa cosa per il fotografo Loris Brunello che è proprio lì sotto a scattare.
La scaletta attinge a tutti gli album del passato quasi in parti uguali. “Rock’n’roll” è la keyword magnetica che ricorre spesso nei testi di Amputation, I Love Rock’n’Roll e la sua speculare I Hate Rock’n’Roll, senza contare la nuova The Eagles and the Beatles che nel riff di chitarra cita la I Love Rock’n’Roll di Joan Jett. La cosa più “rock’n’roll”, comunque, arriva dal pubblico, e cioè il pogo che nasce su In A Hole. Contando l’età media – i JAMC sono sui sessanta e il pubblico non molto meno, eccetto giovanissimi curiosi – l’energia trasmessa dal loro post-punk con attitudine “velvettiana” fa ancora effetto.
La sorpresa che rende speciale questo concerto milanese è la presenza di Marta Del Grandi, che sale sul palco come ospite in due pezzi. Era successo anche qualche mese fa a Parma al Barezzi Festival. È un’emozione sentire la sua voce in Sometimes Always, a cantare le strofe registrate da Hope Sandoval nel 1994. Questa canzone è una new entry tra le loro setlist recenti, e a maggior ragione rappresenta una soddisfazione per noi venuti da altre città e autostrade. Dopo il saluto con Just Like Honey, la band torna sul palco per altri quattro pezzi; William appoggia sulla cassa Orange della chitarra un calice di vino bianco bevuto per metà, forse un brindisi anticipato per un concerto bello, appagante, probabilmente più generoso della loro media. Ritorneranno in Italia il 23 giugno al Medimex, che con i The Smile e la reunion dei Pulp ha una delle lineup più interessanti di questa estate.
(Testo: Paolo Albera – Foto: Loris Brunello)
Setlist
- Jamcod
- Happy When It Rains
- Head On
- Far Gone and Out
- All Things Pass
- Chemical Animal
- The Eagles and the Beatles
- Amputation
- Cracking Up
- Some Candy Talking
- In a Hole
- Sidewalking
- Pure Poor
- Blues From a Gun
- Nine Million Rainy Days
- Venal Joy
- I Love Rock ‘n’ Roll
- Sometimes Always (con Marta Del Grandi)
- Just Like Honey (con Marta Del Grandi)
Encore: - Darklands
- Taste of Cindy
- I Hate Rock ‘n’ Roll
- Reverence