TAME IMPALA
Sestri Levante | Mojotic | 25 agosto
Sestri Levante. Nomen Omen. Suona come un affettuoso omaggio, nel chiostro dell’ex convento dell’Annunziata, il brano strumentale dei Tame Impala che prende il nome proprio dalla cittadina ligure che ospita il Mojotic Festival e aveva già accolto la band australiana nell’edizione del 2013. Un atteso ritorno, quindi, quello di Kevin Parker e soci, dopo due anni di concerti, una pubblicazione dal vivo e un nuovo album di inediti, quel Currents uscito lo scorso luglio, dalle sonorità sempre più elettroniche, pop e ricche di sintetizzatori e campionamenti.
I Tame Impala sono cambiati e lo mettono subito in chiaro, con una manciata di pezzi nuovi: da Let It Happen che apre la serata, a The Moment, che a tratti ricorda Madonna, da The Less I Know The Better, da qualche parte tra gli U2 e Micheal Jackson, all’intensa Eventually, che riporta la mente al pop degli anni Novanta, ma mette comunque in luce le geniali intuizioni compositive del leader del quintetto di Perth.
Una melodia, questa, che conquista il pubblico e pone il dubbio che forse Parker voglia riscattare quel pop plastico, accattivante e a tratti zuccheroso, da sempre considerato troppo facile e privo di anima.
Un sold out annunciato, che rasenta il migliaio di spettatori, giovani, calorosi e di varia provenienza: numerosi gli accenti toscani e addirittura stranieri che risuonano nella Baia del Silenzio. Ma da dietro la sottile barba che invecchia i suoi 29 anni, Parker sembra non aver mai dimenticato Sestri Levante e le sue parole tradiscono quanto era grande la voglia di tornare in quello che definisce “uno dei posti più belli della Terra”.
Così, i Tame Impala ritornano sui passi già compiuti del loro percorso musicale, con tappe che si chiamano Why Won’t They Talk To Me e It Isn’t Meant To Be, estratto dall’esordio Innerspeaker dall’ipnotica progressione di accordi.
Luci e scenografie di spirali vengono proiettate anche sulle antiche mura del convento e contribuiscono a creare un’atmosfera allucinata, sotto la luna e a due passi dal mare, da cui arriva una brezza carica di salino. Intanto, Kevin, t-shirt bianca, sciarpa intorno al collo e la fedele chitarra Rickenbacker tra le mani, canta come se il John Lennon di #9 Dream o il George Harrison di Within You Without You fossero stati sparati nello spazio, mentre il pubblico delle prime file si cimenta nel crowd surfing.
Elephant è potente, riporta al suono del più classico rock psichedelico di fine anni Sessanta, tirando in ballo i Pink Floyd dell’era barrettiana, ma è proposta in una versione fedele a quella in studio, priva delle improvvisazioni e incursioni jazz che la caratterizzano spesso dal vivo. È un peccato, ma il gruppo sembra non sia in vena di jammare, preferisce festeggiare un ritorno con gli amici ritrovati e i nuovi acquisiti.
Dall’introduzione di Oscilly, mix visionario tra suoni e proiezioni astratte, si va a ‘Cause I’m a Man, sempre dall’ultimo lavoro, per arrivare al vortice di Alter Ego e Apocalypse Dreams che, con la sua lenta e quasi epica coda finale, chiude il set prima degli encores.
Feels Like We Only Go Backwards è ormai un classico dei Tame Impala e viene accolto da un caloroso sing along dei presenti: un entusiasmo che contagia pure un tipo apparentemente riservato come Kevin Parker, mai così plateale e loquace.
Nothing That Has Happened So Far Has Been Anything We Could Control conclude il concerto, ma dà ancora un’occasione ai cinque di riprendere, alla fine e per pochi minuti, il tema di Sestri Levante. Note che sembrano così suggellare la decima edizione del Mojotic Festival, sulla quale cala il sipario.
Prima di andare via un ultimo saluto da parte della band, che sembra quasi un arrivederci.
Marco Oliveri
Scaletta:
Intro
Let It Happen
Mind Mischief
Sestri Levante
Why Won’t They Talk To Me
The Moment
It Isn’t Meant To Be
Elephant (Album Version)
The Less I Know The Better
Eventually
Why Won’t You Make Up Your Mind
Oscilly
‘Cause I’m a Man
Alter Ego
Apocalypse Dreams
Feels Like We Only Go Backwards
Nothing That Has Happened So Far Has Been Anything We Could Control