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SAVANA“Nuovi suoni dalla Savana urbana”. Recita così lo slogan di presentazione della rassegna che sta di fatto cambiando l’ordine gerarchico degli eventi elettronici europei. Già, perché se fino a non più di un paio d’anni fa l’Italia era da considerarsi uno dei paesi più carenti su questo fronte, l’impegno e l’abilità delle quattro menti che hanno dato vita a questo nuovo soggetto stanno portando pure piuttosto velocemente il Bel Paese a collocarsi fra i terreni più fertili sul territorio del Vecchio Continente. Un’avventura in continua espansione, un veicolo che ha trainato e sta continuando a trainare con una forza quasi magnetica artisti che in precedenza sarebbe stato a dir poco utopico sperare di vedere dal vivo in Italia. Una città (Milano) come cuore pulsante di uno scheletro in estensione anche fuori dai confini lombardi; un luogo (la BUKA, che tanto ricorda sotto vari aspetti il Berghain di Berlino) divenuta ormai l’emblema di quest’autentico tsunami che sta contagiando la metropoli; l’amore per l’elettronica sperimentale in tutte le sue forme, da quelle più vicine alla techno a quelle di pura avanguardia, conciliate in uno spettro unico e in un calendario poliglotta, in grado di accontentare i palati più sofisticati quanto gli amanti della club music. Un marchio in continua, inarrestabile espansione sempre più punto di riferimento a livello ormai internazionale.

Su Rockerilla di Novembre l’articolo/intervista di Matteo Meda.

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