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Stockholm Slaughter

L’annuncio della seconda edizione del festival di metal estremo Stockholm Slaughter, nato dalla collaborazione vincente tra Death Disco Productions e District19, (noti anche per Eindhoven Metal Meeting e Vienna Metal Meeting), ha scatenato un vero entusiasmo collettivo grazie a una line-up letteralmente da urlo. A partire dai due grandi nomi del black metal svedese (Marduk) e norvegese (Taake) e con l’aggiunta di band del calibro di Master’s Hammer, Swallow The Sun, Aura Noir, Septicflesh, Tsjuder e degli italiani Fides Inversa, la carrellata di band previste in ogni singola giornata ha invogliato fan da tutto il mondo attratti non solo dal festival in sé, ma anche dalla splendida capitale svedese dove il black metal ha messo parte delle sue radici tre decenni fa. A distanza di poche settimane dal d-day, gli organizzatori hanno però dovuto affrontare una situazione decisamente gravosa: i gestori della venue prevista per l’evento hanno negato la presenza agli headliner Marduk e Taake, a seguito delle accuse, risultate infondate, di estremismo politico da parte del gruppo Antifa, già responsabile per lo stesso motivo di diverse cancellazioni di concerti sia in Europa che negli Stati Uniti. Gli organizzatori del festival non hanno mollato la presa, trovando un altro locale, inserendo una terza giornata per i due gruppi della “discordia” con i Fides Inversa a supporto e aggiungendo gli Entombed A.D. come headliner della seconda giornata. Con questo gesto che ha suscitato il supporto sia degli addetti ai lavori che dei fan, le due forze motrici del festival hanno dimostrato che la passione e la dedizione incondizionata vincono contro la ristrettezza di pensiero, un messaggio che ha rafforzato la comunità non solo dello Stockholm Slaughter ma di tutto il metal.

Day 1

Spetta agli svedesi Count Raven il compito di aprire i battenti nella prima giornata, con il loro doom dai timbri roccheggianti. The Poltergeist e Wolfmoon preparano alla grande i fan, già presenti in gran numero e con l’umore visibilmente alle stelle, ai concerti che seguono. Dopo una performance decisamente troppo anonima dei Demonical, la torcia passa ai norvegesi Tsjuder che risanano l’atmosfera con le loro fiamme indomabili. Il trio si conferma ancora una volta come una delle band live più gettonate, il frontman e bassista Nag, con la sua attitudine bellicosa e adrenalina nelle vene, smuove il pubblico che reagisce con impeto all’inno di battaglia Antiliv. Ospite d’eccezione, sul palco con i Tsjuder, Frederick Melander dei leggendari Bathory che, con una versione demoniaca di Satan My Master, manda tutti in visibilio totale. I Thyrfing preparano il terreno quanto basta per un super-gruppo d’eccezione: si tratta dei finlandesi Hallatar, nati dall’unione tra Tomi Joutsen (Amorphis), Juha Raivio (Swallow The Sun previsti l’indomani) e Mika Karppinen (H.I.M.). Per gli Hallatar questo è il primo concerto fuori dal paese natio: il loro doom oscuro e sensuale viene reso particolarmente intenso dai vocalizzi di Joutsen, profondi e cavernosi, in contrasto con il timbro più dolce di Heike Langhans (leggi Draconian / Ison) che accompagna gli ultimi due brani di questo set da annoverare come uno dei più spettacolari di questa prima giornata insieme a quello dei successori, i greci Septicflesh. Le loro raffiche inesorabili raggiungono l’apice con la grandiosa Martyr tratta dall’ultimo capolavoro Codex Omega, un altro grandioso esempio di metal sinfonico all’ennesima potenza. Gli headliner di questa prima giornata non potevano essere che loro: di ritorno in scena con un nuovo self-titled in uscita proprio oggi, i black thrashers du jour Aura Noir si confermano ancora una volta come un vero colosso, le note infernali della chitarra di Blasphemer si scontrano inesorabilmente con il drumming a turbina di Apollyon. Il loro set esplosivo viene seguito da quello delle Asagaum che mandano tutti a dormire con un sano black metal oscuro e maligno fino al midollo, come vuole la tradizione.

Day 2

Nonostante l’ora di inizio (12.45), sono in molti ad accogliere i rocker apocalittici svedesi Alfahanne, i perfetti apripista della seconda giornata del festival. Il loro rock dalle venature black e carico di groove è un’arma vincente, la traccia Dödsmaskin, tratta dal loro ultimo album Det Nye Svarta, è un vero motore propellente che incita molti dei presenti a lanciarsi verso la barriera per farsi inondare da questa energia contagiosa. Le note battagliere cariche di folk dei Fejd, in particolare durante Trolldom, mantiene alta la temperatura nel locale, che con l’arrivo degli scatenatissimi Enforcer raggiunge valori ancora più elevati. La carica del frontman Olof Wikstrand è indomabile, la sua chitarra sprizza adrenalina pura ad ogni accordo. La sequenza Sinister e October Tide non regge la carica di inizio giornata, con la sola eccezione di 12 Days Of Rain, il set degli October Tide sembra dilungarsi un po’ troppo. I due gruppi che seguono riprendono ritmi più repentini: i norvegesi One Tail, One Head con il loro black metal putrido e bellicoso e gli olandesi del momento Dool con le loro splendide Golden Serpents e In Her Darkest Hour danno un tocco particolarmente acceso alla seconda giornata che raggiunge l’apice con i finlandesi Swallow The Sun, protagonisti in assoluto. Il loro doom dai toni death caldo e a tratti funereo, trova l’espressione migliore in Don’t Fall Asleep (Horror Pt. 2), traccia che live risalta in tutte le sue sfumature grazie ai vocalizzi del frontman Mikko Kotamäki. Il conto alla rovescia comincia con i russi Arkona e le peripezie della frontwoman Masha “Scream” Arkhipova seguiti dai leggendari Master’s Hammer: non sono solo i fan ad accogliere i Nostri, tra il pubblico si riconoscono celebrità come alcuni membri dei Taake e Erik Danielsson dei Watain. Mentre il set impregnato di puro death degli Entomed A.D. si avvia alla fine, viene annunciata la venue per il giorno successivo, un locale underground a sud della città mantenuto segreto fino alla fine per motivi di sicurezza. Sono in molti che pianificano di arrivarci in gruppo, sentendosi uniti da puro spirito battagliero e con abbondanza di fuoco nelle vene grazie ai set stellari di queste due giornate.

Day 3

Il locale raggiunge la capacità massima con un meritato sold-out, a conferma che nulla può fermare la passione irrefrenabile dei veri metalhead. L’orgoglio italiano esplode con i Fides Inversa che aprono con stile e grandeur questa terza giornata, scaraventando contro il pubblico un black ricco sia di tecnicismi che di originalità, trovando il consenso collettivo. Seguono gli attesissimi Taake: i black metaller norvegesi spiccano il volo con le sferzate del loro classico Nordbundet. Il frontman Hoest avanza sul palco con furore indomabile, i suoi vocalizzi aspri e taglienti esplodono nella sublime Fra Vadested Til Vaandesmed e nella più recente Orm. E, per finire in bellezza, il Nostro insieme al bassista V’gandr si lancia sulla barriera per concludere il set insieme agli incalliti delle prime fine, visibilmente al settimo cielo. Si arriva alla fatidica chiusura con i mostri sacri Marduk: partono all’attacco con un classico, Baptism By Fire, procedendo con The Blonde Beast, senza dubbio uno dei pezzi più riusciti live a livello di vocalizzi del frontman Mortus. In questa occasione speciale, i Marduk presentano per la prima volta in assoluto due brani tratti dal loro ultimo album Viktoria che uscirà il 22 giugno: Werwolves, veloce e maligna all’inverosimile, e Equestrian Bloodlust, una vera esplosione di black irruente destinata a diventare un altro classico della loro unica discografia. La giornata si chiude in bellezza con il dj set di Erik Danielsson dei Watain che saluta il pubblico con una scaletta in sintonia perfetta con queste tre giornate memorabili.

Klubben, Stoccolma (S) | 27-29 Aprile

Dopo questo secondo successo, il Third Coming di Stockholm Slaughter è già nell’aria: stay tuned! www.stockholmslaughter.com

www.facebook.com/stockholmslaughter/

Fabiola Santini (testo e foto)

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