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SLIPKNOT

.5: The Gray Chapter | Roadrunner

Slipknot-I grandi esponenti del metal alternativo, a sei anni di distanza dal precedente e validissimo All Hope Is Gone, tornano finalmente a far parlare di sé. Il vero protagonista di .5: The Gray Chapter è Paul Gray, bassista e co-fondatore del gruppo, tristemente scomparso nel 2010, ucciso da una overdose di medicinali. Una formazione “collettiva” come gli Slipknot, non poteva non dare il giusto risalto a questa tragica perdita, riuscendo a canalizzare il dolore e la sofferenza nella musica. Un’ipotizzabile e inquietante apertura di disco con XIX, testimonia il filo di continuità con il passato mantenuto dalla band, una continuità che però introduce anche alcune diversità. La vera traccia iniziale è Sarcastrophe, in perfetto stile Slipknot, piena di groove, aggressiva, veloce, martellante. Da qui, tutta una serie di brani pienamente centrati, tra cui il successivo AOV, perfetta sintesi tra melodia e metal estremo. Stesso discorso per il singolo The Devil In I, a mio avviso emblema del gruppo di Des Moines, il brano più accattivante dell’intero lavoro, accompagnato da un magnifico e “horrorifico” videoclip. Il disco è piuttosto lungo, quasi a voler colmare la lunga distanza di tempo trascorsa dal disco precedente, e piccoli cedimenti sono inevitabili; ma anche i casi meno convincenti, come Killpop, la prevedibilità della successiva Skeptic, se non anche Override, conservano una propria dignità. Invitando all’ascolto di questa quinta riuscita fatica degli Slipknot, chiudo con una nota finale sui punti di distanza rispetto al passato. La voce di Corey Tylor sembra essere maggiormente proiettata verso uno stile pulito, pur mantenendo il suo caratteristico e inequivocabile growl. Le ballads, i brani con tempi più lenti e la ricerca melodica tendono ad aumentare, creando però un contrasto con l’aggressività e la violenza che invece riporta alle prime produzioni della band, riequilibrando dunque la situazione. Altro notevole stacco dal passato è dovuto all’assenza del talentuoso batterista Joey Jordison. La mancanza di Jordison è rinvenibile prevalentemente in un minore risalto destinato alla batteria, anche se la sezione ritmica nel suo complesso compie un lavoro irreprensibile. .5: The Gray Chapter conferma l’esistenza di un grande gruppo che è riuscito a spostare i confini del metal, perdurando ancora nella stessa riuscita missione. Bentornati.

Stefano Ricco

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