Top

RY COODER

 

Election Special                  

Nonesuch

Ry’s got the blues: non sarà una notizia, ma fa comunque molto piacere tornare a sottolinearlo.

Così come intriga il titolo del suo nuovo lavoro, la cui data di uscita negli USA ha coinciso con l’apertura della convention repubblicana che deve designare i due candidati del partito alle prossimi elezioni presidenziali.

Niente di più che un’azione di disturbo, la sua, l’esternazione di un dissenso argomentato con arguzia e fermezza sul piano dei testi e sostenuto dalla consueta forbitezza su quello musicale, ma tanto basta a non fare di Election Special solo un altro album che va ad aggiungersi alla sua già copiosa (e spesso eccellente) discografia.

Mutt Romney Blues inquadra subito il bersaglio grosso: colui che contenderà a Barack Obama la presidenza degli Stati Uniti. Voce e chitarra ne schizzano la caricatura come un vignettista su un grande quotidiano d’opinione, ossia calcando la mano su un ghigno inquietante. O pauroso, per usare l’aggettivo suggerito da Cooder.

Brother Is Gone riprocessa in chiave country folk il mito dello scellerato patto di Robert Johnson con il diavolo, e chi siano i “fratelli” in questione lo raccontano le cronache della finanza di questi anni.

Apodittici si annunciano poi The Wall Street Part Of Town e Guantanamo, mentre Kool-Aid è la caustica metafora del veleno ideologico che intossica e arma le migliaia di “giustizieri” in giro per l’America.

Classe (e faziosità) over the top.

 Elio Bussolino

Condividi