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RUSH

di Ron Howard  |2013 | Usa/Germania/UK

 

Anche chi come me non ha mai seguito particolarmente l’automobilismo e la Formula 1, può riuscire ad apprezzare se non anche appassionarsi a questa sfavillante ricostruzione non solo sportiva ma anche umana tra due sfidanti agli antipodi per carattere e personalità.

Sicuramente la capacità e la maestria di un Ron Howard (per l’occasione ha ricostruito il team vincente di Frost/Nixon con lo sceneggiatore Peter Morgan, già legato ai successi di “The Queen” e “Last King Of Scotland”) hanno avuto il loro peso nella realizzazione di questa fiction, infatti, nonostante qualche vago passaggio a vuoto la pellicola ci tiene inchiodati alla poltrona per l’intera durata.

Altro possibile motivo di freno non solo per i miei coetanei, che negli anni in cui si svolge il racconto  erano poco più che ragazzini,  è il timore di non vedere fedelmente riprodotto un momento storico come quello degli anni ‘70,  che non ha eguali, ma anche sotto questo aspetto i dubbi sono fugati. Ottima scenografia, costumi e ambientazione perfettamente ricostruiti, oltre a una scoppiettante colonna sonora firmata da quel genio di Hans Zimmer e da evergreen come “Fame” di Bowie , “I Hear you knocking” di Dave Edmunds  e “GImme some Lovin” di Steve Winwood.

Un altro plauso va a Ron Howard per aver saputo rendere così vicino a noi, facendo leva sulle storie dei personaggi con le loro fragilità e le loro debolezze, il mondo di quel magico periodo in formula 1, così come Darren Aronowski ci avvicinò al mondo del Wrestling rendendoci partecipi del decadimento umano del lottatore Randy, magistralmente impersonificato da Rourke;

Daniel Bruhl (Niki Lauda) ammirato in “Salvador 26 anni contro” e nella parte del figlio nel’indimenticabile “GoodBye Lenin” e Chris Hemsworth (nella parte di James Hunt, con all’attivo ruoli solo nelle roboanti storie da supereroi) non raggiungono gli stessi livelli interpretativi di un Rourke, ma ben si calano nei personaggi, senza ai superare il limite della decenza pur andandoci a volte assai vicino, rendendo bene chiari i lineamenti di un Hunt sopra le righe, guascone, irriverente,  spregiudicato e di e un Lauda freddo calcolatore e maniacale.

Il periodo è quello del mondiale 1976 in cui Niki Lauda, saldamente in testa davanti al giovane inglese Hunt, rimane vittima di un pauroso incidente sulla nota pista del Nurburgring in Germania che segnerà in modo inequivocabile la sua vita (ne porta ancora i postumi evidenti su capo e viso, ben riprodotto su Bruhl da bravo truccatore) ma non al punto da impedirne il ritorno in pista in tempi davvero sorprendenti.

Hunt riuscì ad approfittare dell’occasione ma si ritirò presto dalle corse e ha abbondonò il mondo alle precoce età di 46 anni  ( causa di un arresto cardicaco) dopo essere stato commentatore sportivo, a differenza del rivale austriaco che ha fondato una compagnia aerea e che è ora direttore del team Mercedes di Formula 1.

Il tutto si svolge in un sano affresco di rivalità sportiva e storica (grazie ad un massiccio ma dosato ricorso agli effetti speciali) che purtroppo non appartiene più neanche lontanamente alle corse di oggi.

Stranamente non viene dato risalto alla figura di Arturo Merzario, poco fortunato pilota dei circuiti di quegli anni, che però ebbe il garande pregio di estrarre Niki Lauda dalla sua monoposto in fiamme.

Segnaliamo volentieri un’altra apparizione internazionale per il nostro Pierfrancesco Favino, non nuovo a sortite del genere, per l’occasione nei panni di Clay Regazzoni, Svizzero-Ticinese, compagno di scuderia di Niki Lauda.

Speriamo che il doppiaggio non rovini questa piccola e del tutto inattesa, gemma cinematografica

Fabio Vergani

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