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ROSA CRUX & Starcontrol + Das Modell

The Theatre, Rozzano (MI), 23/11

 

Il teatro dei Rosacrociani si tinge di candore acceso all’interno del nuovo focolare milanese. Memori dell’esibizione italiana in quel del Moonlight Festival edizione 2011, i Rosa Crux “rimpiccioliscono” il palco senza smarrire quel senso di epica coesione d’intenti, umori e suoni. The Theatre accoglie il popolo serioso degli over 30-40 per una notte all’insegna dell’attenzione, della praticità e dell’abitudine: quel focolare dall’attraente animosità collettiva degna di un’ordinaria riunione familiare. Il dark, l’essere umano che passeggia nell’ombra per non sporcare la luce, è una sorgente in fermento continuo, pullula di emanazioni sensoriali primitive e istinti sado-materni. Il “bestiario” è un vestiario neo-classico anti-puritano, quell’eleganza sottile del vampiro silenzioso, il passo amorevole di un neonato che non necessita di un appiglio per mantenere la postura eretta. L’incanto è un rintocco che si trasmette di strumento in strumento, dalla voce al petto, dal petto alle tastiere, dalle tastiere al basso, dal basso alle mani, dalle mani alla batteria, dalla batteria alle campane e così via.

 

L’epoca Starcontrol si infittisce di impegni dal tono ascendente. In quel Moonlight Festival 2012 appena terminato, la band ha letteralmente elettrizzato David J (Bauhaus). Confermano quanto di buono trasmesso a Bologna (https://www.rockerilla.com/?p=9183) e accelerano le componenti new wave e post-punk di cui si nutre il loro sound. Davide livella al massimo l’impatto vocale annunciando a tutti gli effetti l’acquisizione di un nuovo strumento musicale: le sue corde. Olivier Tarabo (il “gitano” leader dei Rosa Crux) assiste con interesse nell’attesa che si compia il suo ordinario rito notturno. La folla applaude e mostra coinvolgimento per una lista di brani vibranti, carichi di spirito wave vagante. Non altrettanto pare gradire l’esibizione dei Das Modell, un concentrato elettronico synthetico di Kraftwerk “andati a male”, con una line-up scoordinata ai limiti della festa di paese, dal look alla coralità tutta. Un cantante imbarazzante per la somiglianza (negli alti) a quel noto Francesco Renga, motivo di orgoglio non-qui e mai-elettronico. Ex-Fata (band di stampo neomelodico pop-elettronico), gioca a sfavore anche un banale cantato italiano che per l’ennesima volta conferma quanto sia scombinata la nostra lingua all’interno di una ritmica electropop o new wave che dir si voglia. Nell’attesa che le band comprendano questa difficoltà all’interno di percorsi prettamente esterofili (per scelta e codice genetico), la più grande differenza tra Starcontrol e Das Modell è proprio nell’approccio alla materia musicale: istintivamente autoriali i primi, volutamente amatoriali i secondi.

 

Rosa Crux è passatoia per l’inferno, sebbene addolcito dalla sensazione che le tenebre siano ormai cosa nota tra i fedeli delle notti dark. Goth-martial band dai testi liturgici e dalle formule esoteriche (estratti da testi antichi), estrapolano concetti mitologici sensoriali in rapporto diretto con la Madre Terra. Una sorta di paganesimo rivisitato grazie all’utilizzo di modelli di riferimento dal patrimonio culturale storico fondato. Vita e morte, amore e odio, gli ossimori sono qui la costruzione ideale per un concentrato di eros e thanatos ai limiti della stregoneria. Per anni maestri affabulatori delle tenebre, oggi stordiscono per la maestria e l’esperienza messa in campo, figlia di “patti col demonio” ormai decennali. Campane (vere e di grandi dimensioni), tamburi (veri e dal meccanismo automatizzato), organi e chitarre (verissime) dall’imponente impatto sonoro: sono questi i traghettatori del sound verso lidi malinconici e incoscienti, giostrati come in un teatro di redenzione per peccatori plurimi. Le immagini scorrono dietro e ai lati del palco, ricostruzioni ancestrali di riti pagani riprodotti in prima persona dalla band, filmati celebrativi con le stesse caratteristiche filmiche di un viaggio oltre l’ignoto, tipico di produzioni Jodorowsky. La Danse de la Terre è il marchio a fuoco di un percorso di iniziazione solo esemplificativo, per i “pagani” e i “purIgnari”. Quasi dieci minuti di canti evocativi, Olivier Tarabo a guidare la danza tra riff psichedelici di chitarra e vocalizzi estesi. Lì sotto il palco il sacrificio umano di due donne, “costrette” a respirare terra, a gettarsi sul corpo il frutto del dolore terrestre, a soffrire quasi soffocando a causa di un’enorme corda appositamente introdotta nell’orifizio orale. In passato, prima e dopo l’avvento del Cristianesimo, certe pratiche erano il giusto dono per una vita destinata a subire il giudizio dei giganti. Oggi siamo certi di esserci distanziati così tanto da quelle ere? E cosa sarebbe il Cristianesimo senza quella grande dose pagana di cui è sano-portatore? Rosa-Crux e rosacrociani. Da studiare.

Matteo Chamey

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