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PROG EXHIBITION

Milano | Linear4Ciak | 8 novembre 2014

Alcune notizie buone e altre meno sullo stato di salute del prog italiano giungono da Milano, che ospita per la prima volta la Prog Exhibition dopo le edizioni romane. Le note dolenti vengono dalla cancellazione della prima delle due serate e dall’afflusso di pubblico, discreto ma non eccezionale, accorso alla seconda, anche in considerazione del succoso cartellone, della magnifica struttura preposta ad accoglierlo e del prezzo di ingresso davvero contenuto in cambio di quasi cinque ore di show. La crisi c’è, ma è soprattutto culturale…

Le buone nuove sono per fortuna riservate alla musica: l’apertura era affidata ai Fiaba, che con l’apporto della cantante ospite Valentina Blanca hanno declinato la loro peculiare visione artistica che sembra trasportare il delicato immaginario di Branduardi in una torrida atmosfera epic-metal; è l’unica concessione alle giovani generazioni, perché subito dopo lo stage si apre alla nuova incarnazione di Agorà, in una formazione tutta acustica cui le voci penetranti di sax soprano e violoncello che svettano sul variegato tappeto di chitarre imprimono una direzione particolare, ove echi di Aktuala, Oregon e Danny Thompson si fondono in un linguaggio di inebriante originalità. È pure l’occasione per ascoltare il primo di tre straordinari batteristi che si susseguono durante la serata, nella fattispecie Massimo Manzi: al cambio di scena, il seggiolino dietro ai tamburi diventa appannaggio di Michi Dei Rossi per un salutare tuffo nel passato con la rinnovata line-up che si esibisce sotto il moniker Le Orme. Seppur mai ci abitueremo all’idea della band veneziana senza Aldo Tagliapietra, c’è da dire che il gruppo suona più coeso, potente e determinato rispetto alle precedenti apparizioni milanesi: le tastiere di Michele Bon sulla scia del Keith Emerson meno gigione e più focalizzato riversano colate laviche su pagine scelte del repertorio classico. Emozionano la platea Era inverno, i due pezzi tratti da Contrappunti (per celebrarne il quarantennale), l’excursus su Felona e Sorona prima dell’atteso bis di Sguardo verso il cielo: il bassista Fabio Trentini regge con grande abilità le parti vocali e il risultato complessivo è perfino superiore alle aspettative.

Né si poteva sbagliare con headliner di eccezione come la Premiata Forneria Marconi: animatore instancabile della più leggendaria istituzione del rock italiano, Franz Di Cioccio chiude la carrellata di giganti dei piatti e delle pelli lanciando vecchi e giovani compagni in uno spettacolo in parte imperniato su Stati di Immaginazione, con i suoi quadretti strumentali nati come improvvisazione collettiva sullo scorrere di filmati selezionati da Iaia De Capitani. Attendiamo con curiosità l’eventuale riproposta della versione integrale di questo intrigante lavoro, per ora accontentandoci – si fa per dire – di vederlo inframmezzato alle top hit della produzione PFM, che prendono il via da una generosa porzione di Storia di un minuto e toccano poi un vertice assoluto con La luna nuova, veramente da brividi. L’ingresso sul palco di Mel Collins per una 21st Century Schizoid Man “involontariamente” strumentale – causa le bizze del microfono di Franz – e una sentita Maestro della voce con la dedica a Francesco che si aggiunge a quella per Demetrio sono altri momenti chiave che precedono l’attesa Celebration corale, inno alla pacifica disobbedienza da randagi che questi splendidi guerrieri senza età continuano a tramandare alle generazioni future. O almeno a quella parte saggiamente disposta a prestar loro ascolto.

Enrico Ramunni

PFM-3 Le-Orme Agorà-2

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