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PETER SCULTHORPE

Il cantore dell’Australia  profonda | 

La globalizzazione ha avuto effetti disuguali e contraddittori. Da una parte è riuscita a farci conoscere popoli e tradizioni musicali che ignoravamo: dall’India al Nordafrica, dall’Europa centrale alla Cina. Dall’altra, però, non è riuscita a fare lo stesso con l’Australia (anzi, con l’intera Oceania), che rimane in buona parte ignorata.

Questo è vero soprattutto per la musica “colta” (termine che usiamo per pura convenzione). Eppure l’isola più grande del pianeta offre compositori degni della massima attenzione.

Uno dei più stimolanti è Peter Sculthorpe, deceduto l’8 agosto 2014 dopo una lunga malattia. Il suo nome suonerà nuovo a molti, ma quasi certamente si tratta del più grande musicista che il lontano paese abbia mai espresso. Non solo, ma è uno di quelli grazie ai quali l’isola ha acquisito un’identità musicale autonoma.

Peter Joshua Sculthorpe nasce il 29 aprile 1929 a Launceston, una cittadina della Tasmania, l’isola situata a sudest dell’Australia continentale. A otto anni, dopo la prima lezione di piano, inizia a comporre. La musica lo attrae in modo irresistibile: ha soltanto quattordici anni quando decide di dedicarsi interamente alla composizione. Il padre, che gli ha insegnato ad amare la natura, cerca di fargli cambiare idea e scegliere un’altra strada. La madre, dalla quale ha imparato ad amare la letteratura, assume un atteggiamento meno rigido. I due, seppur involontariamente, influenzeranno profondamente le sue composizioni: da loro Peter viene a sapere che gli aborigeni della Tasmania sono stati sterminati dai coloni europei un secolo prima. Non solo, ma che è un lontano parente di Fanny Cochrane Smith, un’aborigena della Tasmania che ha conservato le uniche registrazioni esistenti delle canzoni del suo popolo. Questo è il primo seme del forte interesse per le culture autoctone che segnerà molte delle sue composizioni. Sculthorpe non può parlare con la donna, dato che questa è morta nel 1905, ma negli anni successivi troverà le sue registrazioni nelle cantine della Tasmanian
Historical
Society
.

Il suo approccio alla musica si dimostra subito anomalo: diversamente dalla maggior parte dei musicisti, non manifesta particolari influenze né simpatie per i predecessori. La sua ispirazione deriva invece dalla letteratura e dalla filosofia, discipline che approfondisce parallelamente alla musica. Mostra scarso interesse per lo sport, mentre dedica lunghe ore alla lettura di Virgilio e allo studio empirico delle lingue aborigene… su Rockerilla 419/420 l’articolo di Alessandro Michelucci.

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