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PETER MURPHY

Brescia | Latteria Molloy | 23 ottobre

Lo Stripped Tour celebra i quasi quarant’anni di carriera di Peter Murphy proponendo il meglio del suo repertorio, compresa una scelta di brani dei Bauhaus, in un’originale versione semi-acustica.

Figura carismatica quanto enigmatica, nel corso della sua lunga carriera Murphy ha sempre perseguito una propria evoluzione artistica anche quando sembrava più rischioso in termini di popolarità, facendo della sua voce un unicum particolarissimo e inconfondibile.

L’artista inglese, da anni naturalizzato turco, sale sul palco della Latteria Molloy di Brescia in perfetto orario e, senza troppi preamboli, parte subito con Cascade, tratta dall’omonimo album del 1995.

Ma comincia a scaldarsi davvero solo con Indigo Eyes – che nella versione semi-acustica diventa più intima rispetto all’originale – dimostrando, se mai ce ne fosse stato bisogno, di essere vocalmente più in forma che mai.

Non parla molto, mantenendo per quasi tutto lo spettacolo un’aura di malinconico mistero, ma dedica comunque qualche parola alla memoria di David Bowie di cui esegue una cover di Bewlay Brothers da brivido, che si sposa alla perfezione con i timbri bassi della sua voce e che lascia la platea ammirata e commossa.

Segue subito, accolta entusiasticamente, A Strange Kind of Love in cui la parte finale, originariamente composta da fiati sintetici, viene eseguita dal fido Emilio “Zef” China (che, insieme a John Andrews, alla chitarra, accompagna Murphy in questo Stripped tour) il quale, abbandonato momentaneamente il basso, ne suona con il suo violino elettrificato una versione struggente e piena di bellezza raccogliendo un caldo, prolungato e più che meritato applauso.

L’atmosfera si fa sempre più intima e partecipata, il pubblico è ammaliato e, malgrado Peter Murphy non sia un artista particolarmente ciarliero o estroverso, riesce comunque a creare un legame di confidenza e naturalezza con i presenti, come consapevole di trovarsi in compagnia di persone che lo seguono da molti anni e con questa spontaneità si rapporta a loro, cercando lo sguardo di ciascuno, sorridendo quasi impercettibilmente quando il riscontro è positivo e apparendo visibilmente contento quando il pubblico partecipa cantando.

Il pubblico d’altra parte è composto per la stragrande maggioranza da fedelissimi arrivati da tutto il nord Italia, le facce sono quasi tutte le stesse del Gotham tour – con quasi una ventina d’anni in più – e la sensazione è quella di ritrovarsi a una sorta di festoso raduno in onore dell’artista inglese.

L’arrangiamento dei brani è di grande impatto, curato fin nei minimi dettagli da un Murphy che non nasconde di essere un gran perfezionista nemmeno sul palco – per esempio lanciando visibili occhiate al vetriolo ai suoi collaboratori anche per errori minimi – e che ha composto lo spettacolo come un susseguirsi di momenti unici, elaborati singolarmente e costruiti per essere suggestivi e riccamente evocativi.

Ricordando gli arrangiamenti originali dei brani dei Bauhaus, la loro complessità, è lecito immaginare che non sia stato immediato ripensarli in chiave semi-acustica, eppure le tracce nella nuova veste non hanno perso nulla della loro originaria coinvolgente forza, risultando anzi in alcuni momenti, come nella struggente All We Ever Wanted, ancora più intense, anche per merito dell’appassionata interpretazione vocale di Peter Murphy il quale trabocca di profonda partecipazione.

Il concerto scorre rapido e sembra finire con Lion a cui però segue, dopo un paio di minuti di attesa, un encore ad alto livello emozionale in cui l’ex leader dei Bauhaus non si risparmia regalando delle versioni memorabili di All We Ever Wanted, Three Shadows e di una Hollow Hills di grande intensità alla fine della quale, con molta semplicità, dopo aver ringraziato per l’ultima volta, esce lasciando China e Andrews a chiudere l’esibizione.

I lunghissimi applausi e i rumorosi inviti a tornare da parte del pubblico questa volta non bastano e poco dopo le luci in platea si accendono mettendo fine a un concerto forse poco effervescente ma molto emozionante.

SILVIA ZACCHINI

ph Francesco Ghezzi

Scaletta:  

Cascade

All Night Long

Indigo Eyes

Marlene Dietrich’s Favourite Poem

Bewlay Brothers

A Strange Kind of Love

King Volcano

Kingdoms Coming

Silent Hedges

Never Fall Out

Gaslit

Lion

 

Encore

All We Ever Wanted

Three Shadows

Hollow Hills

pm3pm14pm6

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