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PAT METHENY UNITY GROUP

| Avellino | Teatro Carlo Gesualdo | 19 giugno

“Il jazz è masturbazione!”, esclamava Jimmy Rabbitte, manager dei Commitments nell’omonimo film di Alan Parker, infuriato con il suo sassofonista, reo di avere sporcato il soul proletario della band con cerebrali svisate bebop. Non la pensava così il pubblico del Teatro Carlo Gesualdo di Avellino, letteralmente in visibilio per l’esibizione del Pat Metheny Unity Group. Ben oltre due ore di concerto in tre parti ben distinte (senza contare i bis): nella prima un rilassato Metheny ha lasciato ampio spazio ai suoi eccellenti comprimari (Ben Williams al contrabbasso, Antonio Sanchez alla batteria ed un gigantesco Chris Potter ai fiati); nella seconda la partecipazione del polistrumentista italiano Giulio Carmassi ha ricomposto la line-up del recente Kin (← →) e aggiunto suggestive note etniche e sperimentali; nella terza Metheny ha duettato con ognuno dei suoi musicisti. Tutto molto bello e se, verso la fine, al vostro umile cronista (notoriamente avvezzo a sonorità meno raffinate) è scappato un fugace sbadiglio, diavolo, la colpa è solo dell’antistaminico assunto qualche ora prima… vero, Jimmy Rabbitte?

Enrico Iannaccone

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