Top

Paradise Lost | Tribulation | Lucifer

Londra, Koko | 4 Ottobre

Tra i pilastri del death/doom made in UK, i Paradise Lost sono quelli che hanno raggiunto, sfornando una successione di album memorabili dal lontano 1990, lo status di band leggendaria. Live, la formazione di Nick Holmes & co. ha conquistato le platee più svariate, comprese quelle dei festival più estremi del globo quali Blastfest, Roadburn e Maryland Deathfest. In tour per promuovere il loro quattordicesimo opus, The Plague Within uscito lo scorso giugno, i Paradise Lost si presentano al pubblico europeo con due band di supporto imperdibili, a cominciare dai Lucifer. Il gruppo capitanato dall’eclettica Johanna Sadonis è relativamente nuovo ma vanta di un passato notevole grazie all’attività dei membri (leggi Gaz Jennings) in band del calibro dei mitici Cathedral. Il sound dei Lucifer è tipicamente doom/stoner con influenze prevalentemente rock anni settanta, soprattutto nei vocalizzi della frontman che dimostra di avere abbondanza di maestria e passione nel condividere le sue emozioni più profonde con il pubblico, accorso numeroso nonostante sia relativamente presto. Il set si evolve tra un alternarsi di ritmi cupi e intensi, con un aumento di temperature che si notano particolarmente in Izrael, traccia trascinata e sensuale che avvolge in un turbine di ardore sfrenato. La loro mezz’ora di gloria è vissuta fino in fondo: la band dimostra di avere uno stile personale e tecnico che sicuramente li porterà lontano. Ora l’attesa è per uno dei gruppi più gettonati del momento, soprattutto nel Regno Unito dove ha lasciato un ottimo ricordo grazie ai concerti di Incineration e Temples, due dei festival più noti. Il 2015 è senza dubbio l’anno degli svedesi Tribulation: con il loro terzo full-length The Children Of The Night uscito lo scorso aprile, lo squadrone capeggiato dal bassista Johannes Andersson si è imposto con un sound dominante e incessante, di base progressive death ma con un ampio spettro di rifiniture black lanciate con grinta e veemenza dai chitarristi Adam Zaars e Jonathan Hultén. La traccia di apertura del set di questa sera, Strange Gateways Beckon, scatena un vero entusiasmo collettivo sin dai primi accordi sinistri e cupi. Il concerto raggiunge il suo apice nell’accattivante Melancholia, dove svetta sia il timbro greve e ribassato delle chitarre, sia il growling minaccioso. In The Motherhood Of God aumenta l’intensità della voce e del drumming di Jakob Ljungberg: l’atmosfera è sfavillante e, fino alla chiusura con When The Sky Is Black With Devils, non cala minimamente di pressione. Ancora una volta i Tribulation hanno fatto centro con un set che verrà sicuramente ricordato. Lo scettro passa agli headliner: con il posizionamento sul palco del chitarrista Greg Mackintosh e le prime note di The Enemy il pubblico si lancia in un unisono di grida di benvenuto per i grandi Paradise Lost. Con la sequenza di No Hope In Sight, tratta dall’ultimo album, e del cavallo di battaglia Gothic ci si sente avvolti dalla loro maestosità. Le cadenze ferali e doom si accoppiano alla perfezione con i riff classici ed eleganti della splendida Erased. L’effetto teatrale e drammatico di One Second continua fino all’ultima traccia dell’encore, Say Just Words. Bravi, unici, imperdibili: i Paradise Lost suoneranno a Milano il 2 novembre.

Fabiola Santini (testo e foto)

 

Condividi