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PANIC! AT THE DISCO

Milano | Fabrique | 4 novembre

Brendon Urie è in forma smagliante e la folla, giustamente, lo adora. Possiamo riassumere così il live esaltante dei Panic! At The Disco a Milano: l’energia sprigionata dal leader della formazione americana è impressionante e contagiosa, capace di trascinare tutti i presenti del Fabrique a cantare e ballare per l’intera durata del concerto (aperto dalle inconfondibili note di Misirlou di Dick Dale and his Del-Tones), che, a conti fatti, risulta un po’ troppo breve (1h e 20 minuti scarsi), ma che, per tutta la sua durata, diventa un vero e proprio giro sulle montagne russe. 18 brani snocciolati quasi senza soluzione di continuità, con la band che viaggia a pieno ritmo (e la presenza dei fiati risulta un vero e proprio elemento determinate) e Brandon che fa il funambolo, dominando letteralmente il palco, dall’inizio (con tanto di giacca) alla fine (inevitabilmente a torso nudo, per la gioia delle tante fanciulle presenti).

Le mille sfaccettature del sound della sua band, in questo tour, sono egregiamente messe in luce da una scaletta che tiene il motore sempre su di giri: l’esuberanza degli esordi (I Write Sins Not Tragedies), il rock più maturo (Golden Days), il gospel (Hallelujah), le aperture da crooner alla Sinatra (Death of a Bachelor) e il tributo ai Queen (Bohemian Rhapsody, che sarà uno dei momenti più alti e travolgenti dell’intero set). Notevole il lavoro delle luci, per creare un vero e proprio effetto Las Vegas e impossibile non citare l’assolo del nostro alla batteria, in un vero e proprio botta e risposta con il batterista titolare per una travolgente Crazy=Genius. Il morale della favola è presto detto: l’ultimo album potrà suonare anche ridondante e pretenzioso, ma stasera con una performance così carica e coinvolgente, i Panic!At The Disco, confermano di essere band dall’assoluto valore live.

Gioco, partita, incontro.

Riccardo Cavrioli

 

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