ODERSO RUBINI
STORIA DI UN MIRACOLO ITALIANO
Credo che ascrivere Oderso Rubini alla semplice qualifica di talent scout e produttore discografico sia riduttivo ai fini di una disamina oggettiva. Sì certo, ha speso i migliori anni della sua vita a caccia di talenti molto speciali, di artisti il cui quoziente di follia-genialità fosse tale da meritare le attenzioni della sua casa discografica, la Italian Records. Nel suo caso però sussiste un requisito peculiare, una qualità che trascende la mera nozione di figura professionale: la lungimiranza e la sensibilità artistica di un tetragono dalle intuizioni straordinarie quale egli è. Forse è anche per questo che Oderso Rubini non amava fermarsi alla superficie, ma investigare nei sottoboschi e nelle retrovie delle controculture giovanili, laddove era possibile imbattersi in esemplari di menti visionarie fuori la norma e contribuire così all’affermazione di una nuova genia di spiriti ribelli pronti a mettersi in gioco senza troppi complimenti, germogli spontanei affacciatisi alle cose della vita con occhi lucidi di speranza e sfrontatezza. Il mondo della musica (ma anche della figurazione e dell’estetica) conobbe i fasti di un risveglio deflagrante e multi-sfaccettato, un’onda anomala di energie eretiche e bizzarri vernacoli musicali in bilico tra il serio e il faceto, satira e osservazione critica della realtà, intrattenimento e voglia di osare: i linguaggi del rock’n’roll conferiti di declinazioni e ordini di pensiero non conformi all’ombra del tricolore. Per quanto riconducibile ai modelli d’oltremanica e d’oltreoceano, l’originalità era tuttavia la sua forza. C’è da credere che ai tempi di Bologna Rock (il rutilante festival evento che funse da motore propulsivo ai fermenti di altre piazze nazionali come Firenze, Pordenone, Milano, Torino, Genova…) lo scenario vestisse i sembianti di un paese dei balocchi mai così adrenalinico ed elettrizzante, alternativo e variopinto come le emissioni discografiche che il Nostro poneva in essere sotto i colori dell’insigne marchio, segni tangibili di un cambiamento epocale, di un’audace fuga in avanti pronta a varcare frontiere espressive mai incontrate prima. Una grande pagina di storia che il Nostro rievoca nel ragguardevole No input, No output, superbo flashback policromo di un miracolo italiano reso possibile grazie all’appassionata pervicacia di un autentico creativo come l’ineffabile Oderso Rubini. Onore al merito...su Rockerilla Dicembre l’intervista di Aldo Chimenti.