NINE INCH NAILS
Forum Assago, Milano, 28 agosto 2013
Per anni la miglior capacità di Trent Reznor è stata quella di metabolizzare i suoni della sua epoca e trasformarli in qualcosa di assolutamente personale. Un’opera di sintesi geniale, tangibile nei primi lavori. Quasi una magia. Già da un paio di lustri, però, le cose sono cambiate: vuoi perché il Nostro ha abbandonato la cupezza di una città come New Orleans per abbracciare lo scintillio delle colline di Los Angeles, vuoi perché vincere un Oscar sazia ben bene la pancia, e vuoi perché la rabbia di sentirsi un eterno reietto ha lasciato spazio a una vita “quadrata”, fatta di moglie, cani, famiglia e figli. Ecco perché i fasti dei primi anni sono ormai un bel ricordo e perché quel talento di cui facevamo menzione pochi istanti fa ora si è trasformato in altro, nella capacità di rendere le canzoni (talvolta modeste) sfornate su album, qualcosa di superlativo dal vivo. L’ennesima prova Reznor l’ha fornita lo scorso 28 agosto a Milano, nel corso dell’unica data italiana del tour dei Nine Inch Nails, riapparsi dopo un lunghissimo silenzio. Pazzesco infatti notare come brani tutt’altro che entusiasmanti (su disco) come “Copy of A”, “Come Back Haunted” o “Find My Way” (tutti e tre contenuti nel nuovo compact “Hesitation Marks”), dal vivo si siano invece rivelati forti e in grado di coinvolgere emotivamente.
Per il resto, il concerto al Forum di Assago ha messo in mostra pregi e difetti di questi Nine Inch Nails nuova versione, che più o meno suonano come quelli vecchi (ovvero maledettamente bene) ma che sul palco appaiono nulla più che dei valenti turnisti al servizio del Re Mida Reznor, che in canotta, scarponi e pantaloncini ha proposto al pubblico italiano una scaletta senza grosse sorprese, con tutti i grandi classici del repertorio sempre lì, sempre suonati allo stesso modo (limite), sempre suonati bene (pregio). Davvero difficile capire il rapporto che conserva Reznor con alcuni suoi pezzi storici, canzoni che ormai esegue con una precisione svizzera una sera sì e l’altra pure. Ci riferiamo a “Wish”, “Piggy”, “Terrible Lie”, “Closer”, “March Of The Pigs”, “Hurt”, “Head Like A Hole”. Difficile capire se stanno lì in scaletta per proprio (di Reznor) piacere oppure per obbligo di firma. Nulla da dire sulla loro resa live, per carità, però meriterebbe quanto meno una corposa rinfrescata, per strappare qualche sussulto in più.
Quello di oggi è indubbiamente un Reznor meno ispirato (e la poca solidità degli ultimi lavori ne è la prova) però dal vivo quanti artisti riescono a confezionare show così spettacolari ed efficaci come quelli dei Nine Inch Nails? Bellissime le scenografie di questo nuovo tour coi pannelli luminosi che si muovono di continuo costruendo forme sempre diverse grazie ai neon. E nel mezzo Reznor a recitare il suo mantra come un esperto (e sincero?) profeta.
Francesco Casuscelli (testo e foto)
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