NEUROPA FESTIVAL
The Young Gods / Gang of Four / Dish-Is-Nein / New Model Army
Bologna | Zona Roveri | 27-28 aprile
Dall’italo wave dei Gaznevada all’oi punk dei Nabat, dalle provocazioni politiche di CCCP e Disciplinatha a quelle sarcastiche degli Skiantos, Bologna ha rappresentato, musicalmente, una delle realtà più irriverenti e creative partorite dopo la breve stagione del punk.
Il Festival Neuropa voleva essere un omaggio a quel periodo. Un’operazione a forte rischio “nostalgia canaglia”, visto il programma della due-giorni. Con il senno di poi, una serata sarebbe stata probabilmente sufficiente a comprendere le proposte migliori. Nomi come Tribal Noise, Ash Code, Temple of Venus e Client, pur senza sfigurare, hanno tolto tempo spazio a chi davvero lo avrebbe meritato. Così come, sebbene non ci si stancherà mai di onorare la loro importanza storica, i Gang of Four (o meglio, ciò che resta di loro), non hanno dimostrato di meritare il ruolo di headliner. Con il solo Andy Gill a guidare una banda di ragazzini, l’indimenticabile punk funk dei Gang non perde energia, ma il suo fascino risulta morto e sepolto. A testimoniarlo, una sala rimasta semi vuota dopo l’uscita della claque dei New Model Army, capace di mascherare, almeno in parte, l’esiguo numero di spettatori e l’indifferenza generale percepita durante la performance della band di Bradford guidata da Justin Sullivan.
Decisamente di livello superiore la seconda serata. Sia la musica di Dish-Is-Nein (nuova incarnazione dei Disciplinatha) sia quella di Young Gods sono ancora materia viva, pulsante.
La band originaria di Bentivoglio perde il nome ma non il “vizio”. Durante la performance, video art e musica mostrano al pubblico come le “scandalose” provocazioni di quegli anni conservino ancora oggi un forte impatto comunicativo.
Dopo la mezzanotte la scena è tutta per gli svizzeri Young Gods. Che non tradiscono le aspettative: la voce evocativa di Franz Treichler, i campionamenti di Cesare Pizzi e i potenti groove della batteria di Bernard Trontin ricreano un’atmosfera ipnotica, coinvolgente, che lascia il pubblico letteralmente di sasso. Con una scaletta incentrata prevalentemente sui primi due album (l’omonimo esordio e L’Eau Rouge, ancora oggi ingiustamente sottovalutati) il trio rende omaggio ai propri anni ’80 nella maniera migliore, anche se, ad esaltare i presenti, come ovvio, sono le escursioni verso TV Sky e Only Heaven, i due album che, nel decennio successivo, hanno reso celebre la band di Friburgo.
Quando, alla fine di Feu, Treichler e Pizzi (con il suo perfetto italiano dal marcato accento francese) salutano il pubblico, si ha la sensazione di svegliarsi dopo una seduta di ipnosi.
Daniele Follero
ph Rudy Filippini