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NARGAROTH

Londra | The Boston Music Room | 9 Gennaio 

Hanno lasciato un ottimo ricordo ai londinesi, i tedeschi Nargaroth alla prima edizione del noto festival Incineration tenutasi il 10 maggio 2014. Allora fu la prima volta in assoluto che lo squadrone black metal guidato dal temerario Ash approdò nel Regno Unito con quella che venne definita una delle migliori performance della giornata dedicata al metal estremo. Resuscitati dopo quasi due anni di silenzio, i Nargaroth ritornano nella capitale grazie alla Aeon Promotions con un pacchetto live niente male, a cominciare dagli inglesi di Cambridge Terra, che riescono a ritagliarsi un discreto successo con il loro black lanciato alla folla con convinzione. Il loro round ricco di riff possenti e sfuriate veloci ha una certa originalità di base in cui prevale indubbiamente la sezione ritmica, dinamica e ricca di venature oscure. Dopo un inizio così esaltante, la mezz’ora abbondante di gloria dei connazionali Premature Birth lascia molto a desiderare. Il loro dovrebbe, in teoria, essere un metal estremo dal marchio epico, ma le tastiere posizionate alla sinistra del palco si sentono a malapena e, nonostante l’impegno non manchi, soprattutto da parte del frontman Dev Gohil che si dimostra coinvolto nel suo growl cavernoso, il tutto risulta discutibile. Anche il pubblico appare annoiato, ma non per molto. Con l’arrivo dei polacchi Scutum Crux la temperatura aumenta. Il posizionamento sul palco del frontman Demiurge Abzu è come uno squarcio tra gli infieri: blast-beats da urlo, assoli atonali e massa enorme di riff caotici che nell’insieme creano un sound particolarmente allettante. La presenza sul palco del trio polacco (anche se da anni i membri della band risiedono a Londra) è da lodare in pieno, l’energia che trasmette nelle scorribande chitarristiche è contagiosa. Gli Scutum Crux avevano aperto per i Keep Of Kalessin lo scorso novembre quasi in sordina (erano stati a annunciati all’ultimo minuto), e purtroppo in quell’occasione, con pochissime persone presenti, il riscontro non era stato il massimo. Ma questa sera si sono riposizionati in vetta, la band è decisamente pronta per altri capitoli. Arrivato il momento degli headliner, la venue raggiunge la capacità massima. Ash appare con la sua ormai tradizionale maschera nera che gli copre il volto completamente, il frontman maledetto si fa strada tra i primi attacchi scuri e brutali che generano un vero entusiasmo collettivo. La voce di Ash è acida e ringhiante: alle note di Amarok – Zorn des Lammes ci si sente catapultati nel periodo in cui uscirono i loro capolavori belligeranti Herbstleyd (1998) e Black Metal Ist Krieg (2001). Non mancano gli stacchi e i cambi di tempo che raggiungono l’apice nella sequenza maligna di Sommer e Seven Tears Are Flowing to the River, tracce dove abbonda un’intensità brutale che fa sprofondare in un’atmosfera demoniaca. Bravi e compatti. Unica nota negativa: la mancanza del basso si sente e si vede. Ma nel complesso il concerto è stato davvero tosto, perfetto per un sabato sera cupo e piovoso.

Fabiola Santini (testo e foto)

 

 

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