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MORTON FELDMAN

For Bunita Marcus

Amirani

 

morton-feldmanDal 1976, anno del loro incontro sino al 1987, anno della morte di Feldman, Morton e Bunita erano inseparabili. Non si trattava tanto del rapporto maestro/allieva ma di un’affinità elettiva e spirituale unica, profonda.

Nel tramonto della sua esistenza (1985) Morton Feldman dedica a Bunita questa lunga composizione per pianoforte dalla lunare bellezza. “Le note non sono la composizione”, diceva Morton. Infatti questa straordinaria partitura è fatta di note e silenzi: poema per legni e mallets, per le corde di questo pianoforte sollecitato dalle poetiche, intense, colte mani di Gianni Lenoci e registrato con sorprendente naturalezza e competenza tanto da rendere perfettamente il senso che, si sa, passa per il significante. Quel klang che nella musica contemporanea assume valenze centrali.

Come in altre composizioni dell’ultimo Feldman, la struttura compositiva si basa sulla circolarità di alcune cellule armoniche e sulla loro risonanza, alternate ad arpeggi su un metronomo lento, attorno ai 65. Detto così sembra una noia e mi ricorda Zappa che diceva che “parlare di musica è come ballare di architettura”. In realtà la musica di questo album è delicatamente selvaggia, notturna, contemplativa, evocativa, straordinariamente moderna, fruibile e ammaliante. La lentezza con la quale vengono dispiegate le note, il corpo musicale, dona alla composizione un aspetto metafisico, catturando l’ascoltatore in una differente percezione temporale. Un disco imperdibile.

Massimo Marchini

 

 

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