MEET ME IN THE BATHROOM
Regia: Will Lovelace, Dylan Southern
L’esplosione dell’indie rock nella New York d’inizio noughties è incomparabile, un ultimo singulto creativo prima dell’entrata a pieno titolo nell’era dell’informatica, con una città che sembrava aver dato il mortal sospiro musicale e che si ritrova inaspettatamente in pieno fermento. La zona tra Brooklyn e Lower Manhattan si riempie di persone che decidono di prendere in mano una chitarra dando vita agli ultimi grandi idoli di quella che adesso viene chiamata, un po’ con nostalgia e un po’ con derisione, guitar music.
Un ragazzino di nome Julian si riunisce con un vecchio compagno di boarding school, decidono di mettere su una band. Ecco gli Strokes. La timida Karen, che è solita accompagnarsi con la chitarra acustica per cantare canzoni tristi all’open mic di fronte a casa sua, incontra tal Nick. La sensazione di essere spiriti affini è viscerale. Ecco gli Yeah Yeah Yeahs. Paul lavora in un ufficio in università. Prepara incarti, lettere di ammissione, si occupa di corrispondenza varia. Da piccolo, alle giornate di orientamento a scuola, ha sempre dichiarato senza peli sulla lingua di voler fare la rockstar. Un vecchio amico lo vuole con sé nella sua band, vuole fare uso della sua voce à la Ian Curtis. Ecco gli Interpol. James è folgorato dal DJ irlandese David Holmes. Lui e Tim decidono di fondare una casa discografica che abbia come scopo la fusione tra punk e dance. Riescono a mettere sotto contratto una band, i Rapture, ma a causa di problemi di distribuzione non riusciranno mai a pubblicare un album. Il caso vuole che James sfoghi la sua frustrazione in musica, venga notato oltremanica, e decida di radunare amici e musicisti di fiducia per una tournée europea. Ecco gli LCD Soundsystem.
Storie simili, basate su vecchie conoscenze, su un successo insperato, su una condizione limbica di unsigned (o unsignables) che si risolve in fama mondiale, il tutto all’ombra della cicatrice più grande: quella dell’11 settembre.
Un film incredibile che dà l’impressione di graffiare solamente la superficie di quello che NY poteva offrire ad inizio secolo, del misto di creatività e rabbia, piglio bohèmien e rigore compositivo con un progetto ben chiaro in mente.
Imperdibile. Eugenio Palombella