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MAXÏMO PARK

Too Much Information | Daylighting

Maximo-Park-Fedeli a quel personale dogma che impone loro di non allineare mai due album consecutivi che troppo si somiglino, i cinque di Newcastle (al basso troviamo ora Paul Rafferty degli Hot Club de Paris, in luogo del dimissionario Tiku) per il quinto il LP ripiegano, dopo le fiamme e i pugni chiusi da bravi indignados di The National Health, su un lavoro più delicato e dal fare intimista, piacevolmente casalingo, verrebbe da dire. Too Much Information è prodotto in tandem con Dave Okumu (Invisible) e i fratelli Brewis, dei sottovalutatissimi, ma non per questo meno splendidi, Field Music, dalla dirimpettaia Sunderland (e in tempi recenti già al lavoro su sonorizzazioni di prose di viaggio dello stesso Paul Smith). La prima metà del disco è anche quella che più intriga l’orecchio, grazie a ballate dall’accordo felice come Brain Cells, My Bloody Mind e Lydia, The Ink Will Never Die. Sorprende la presenza di Leave This Island e Is It True, veri apici di un disco altrimenti consegnato ad un’andatura media e senza scosse, nei quali a farsi notare è soprattutto una romantica silhouette depechemodiana (ma con un tocco “melo” degno di secondi Ultravox o Tears For Fears), tagliata a suon di sintetizzatori e beats ottantiani. Episodi comunque isolati, se è vero che da Drinking Martinis in poi a prevalere è un tratto più spesso e robusto, rockeggiante ma senza strafare, vedi il pelo ispido di I Recognise The Light e Her Name Was Audre o la già classica Midnight On The Hill. Album di raccordo tra fasi vecchie e nuove.
Francesco Giordani

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