Roma | Auditorium Parco della Musica | 22 settembre
La consistenza, i colori e il suono dell’elettricità: questo il filo conduttore dell’esperienza live tra musica e poesia che ha unito un’idea compositiva di David Sylvian alla scrittura di Franz Wright e alle improvvisazioni elettroniche di Christian Fennesz e Stephan Mathieu. L’inedito terzetto permane nell’ombra a lavorare per oltre un’ora su computer e synth, deviando l’attenzione sui visual astratti proiettati su tre grandi schermi e sulla recitazione dei versi di Wright. Sulla densa ambience di fondo si innestano solo rade note di pianoforte, brevi accenni di maree droniche in elevazione e occasionali apici rumoristi, amalgamate in un contesto di ipnotica uniformità che stenta a riempire l’ampia cassa armonica lignea della sala. È probabilmente l’effetto ricercato dai tre, che tuttavia valorizza poco il contenuto poetico di una performance non certo rivoluzionaria ma non per questo priva di fascino.
Raffaello Russo