MASSIVE ATTACK | Roma
| 8 luglio | Auditorium Parco della Musica
Ogni volta che i Massive Attack tornano a Roma è una festa. Appena messi in vendita, i biglietti per il concerto dell’8 luglio sono finiti in un battibaleno, segno del seguito che il gruppo di Bristol si è saputo conquistare in 25 anni di carriera con cinque dischi uno più bello dell’altro.
La formazione dal vivo dei Massive Attack è quella degli ultimi dieci anni: 3D ad orchestrare le danze con tastiere e campionatori; Daddy G sempre più defilato; Horace Andy, Martina Topley Bird e Deborah Miller a dividersi i microfoni; il chitarrista Angelo Bruschini il bassista Winston Blisset e i due batteristi Damon Reece e Julien Brown a costruire un muro di suono devastante. Il sound live dei Massive Attack è un crossover di dance, rock, funk, dub e industrial: come se i Funkadelic si fossero trovati a jammare con i Nine Inch Nails sotto la supervisione di Adrian Sherwood e Bill Laswell.
Ad inizio concerto i Massive Attack presentano due brani poco conosciuti: la frastornante Battlebox 001 (un singolo pubblicato solo in vinile un anno fa da 3D) con una divina Martina Topley-Bird e la b-side United Snake. Il pubblico apprezza e la temperatura comincia subito a salire. Sulle note di Risingson la Cavea sembra esplodere nonostante qualche problema tecnico fortunatamente subito risolto. Martina intona poi una versione superlativa di Paradise Circus (dall’ultimo Heligoland). Nel frattempo sul gigantesco ledwall alle spalle del gruppo scorrono scritte che, anche per i giochi di controluce sul palco, risultano sempre in primo piano: altro che musica da disimpegno, i Massive Attack non hanno nulla a che vedere con le derive chillout e downtempo della dance degli ultimi vent’anni. È il momento di Horace Andy che canta in uno stato di grazia una meravigliosa Girl I Love You. Torna Martina per Psyche, sempre da Heligoland, prima dell’esplosione industrial di una pesantissima Future Proof (da 100th Window). L’atmosfera è ormai incandescente e la scaletta non lascia pause: torna ancora Martina per interpretare la canzone più difficile della serata, la bellssima Teardrop (la versione originale è cantata da Elizabeth Frazer su Mezzanine). Quindi di nuovo Horace Andy per il suo cavallo di battaglia, la strepitosa Angel, sempre da Mezzanine. Regge benissimo il confronto Butterfly Caught, da 100th Window, prima dell’apoteosi finale con Safe From Harm, cantata da Deborah Miller, e una definitiva Inertia Creeps, con i titoli sul ledwall a ricordarci le sventure del nostro paese. Piccola pausa prima dei tre bis: Incantations, Splitting the Atom e Unfinished Sympathy. Il pubblico è in delirio: i Massive Attack ringraziano abbracciando gli amici. Unici. A conti fatti due brani da Blue Lines, nessuno da Protection, quattro da Mezzanine, due da 100th Window, quattro da Heligoland e tre singoli/b-sides. Novanta minuti del meglio dei Massive Attack: quanto basta per riempire una C90.
Roberto Mandolini