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LOW

L’oscurità e la purezza

In un autunno precocemente freddo che sembra fatto apposta per serate così, i Low sbarcano – attesissimi – in una Milano prevedibilmente calorosa. La suggestiva location del Teatro Dal Verme è sold out, il pubblico è in religiosa devozione. Dopo l’apertura affidata a una timidissima Nadine Khouri, cantautrice anglo-libanese della premiata scuderia di John Parish, ecco l’ingresso di Alan Sparhawk, Mimi Parker e Steve Garrington.

L’inizio è affidato a Quorum, tratta dall’ultimo lavoro dei Low, Double Negative, qui eseguita in una versione scarnificata e cerimoniale, quasi irriconoscibile rispetto a quella incisa. Da subito emerge quel connubio sorprendente tra minimalismo e solennità che è una delle caratteristiche del suono dei Low, una specie di incantesimo racchiuso nei riff lancinanti di Sparhawk e nei tempi rigorosi di Parker, col sostegno discreto ed essenziale di Garrington. L’intero live confermerà costantemente l’impressione di assistere ad una magia misteriosa, un equilibrio straordinario tra emozione e mestiere.

Si prosegue con un salto all’indietro fino all’album del 2015, Ones and Sixes, con l’esecuzione della bellissima No Comprende, uno tra gli episodi in cui più felicemente emerge quel sortilegio immaginifico che è l’incrocio delle voci dei coniugi Sparhawk-Parker. La magia si ripete, se possibile con ancor maggior più intensità, con The Plastic Cup, brano storico della band tratto da The Invisibile Way. Quindi, arriva uno dei miei momenti preferiti dell’intera esibizione: una incredibile Mimi Parker ci regala il suo canto più puro e trionfale intonando The Innocents. Occhi lucidi, brividi.

Si susseguono poi, senza soluzione di continuità, ancora due brani tratti dall’ultimo disco (Tempest, Always Up), e l’aria si fa glaciale e rarefatta, per poi tornare familiare con alcuni pezzi celebri come Dragonfly, Do You Know How To Waltz? e soprattutto Lazy. Si prosegue con un’altra generosa manciata dei nuovi brani tratti da Double Negative, che giustamente, a un mese dall’uscita, assorbe il dovuto spazio in questa esibizione, sia pure in una chiave più viscerale e analogica (Always Trying To Work It Out, Poor Sucker, Rome (Always in The Dark), Fly); quindi si torna a Ones and Sixes, con una splendida Spanish Translation. Nothing But Heart segna l’ingresso di una poderosa distorsione, che per un attimo ci desta dal poetico misticismo degli attimi precedenti, salvo poi trascinarci ancora in uno stato di devota sospensione, mentre si alza il canto delicato di Sparhawk, che prepara la strada a uno dei momenti più commoventi dell’intero live: Holy Ghost. Ancora una volta Mimi incanta. Ancora una volta, occhi lucidi e brividi. La chiusura, morbida, è affidata a Lies, Dancing and Fire (uno dei pezzi più eterei e tenui dell’oscuro Double Negative), e Disarray.

Le luci si accendono, il pubblico è entusiasta. Qualcuno crede che sia finita e comincia a guadagnare l’uscita. La maggior parte resta incollata alla poltrona, forse ancora troppo scossa da una specie di subbuglio interiore provocato da troppa bellezza, tutta assieme: qualcosa a cui decisamente non siamo abituati. La band esce per rientrare dopo pochissimi minuti, e concedersi in due “encore”: un’intensissima Will The Night e un’indimenticabile Murderer. Due regali inattesi, il loro modo di ringraziare un pubblico genuinamente accalorato. Alla fine sono tutti in piedi esultanti, grati di aver preso parte a qualcosa di prezioso e di irripetibile: un piccolo concerto leggendario.

 

Quorum

No Comprende

Plastic Cup

The Innocents

Tempest

Always Up

Dragonfly

Do You Know How To Waltz?

Lazy

Always Trying To Work It Out

Poor Sucker

Rome (Always In The Dark)

Fly

Spanish Translation

Nothing But Heart

Holy Ghost

Lies

Dancing And Fire

Disarray

 

Will The Night

Murderer

 

Valentina Zona

Milano | 5 Ottobre | Teatro Dal Verme  

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