Top

LOOP | Roma

Circolo degli Artisti

25 novembre

Serata da lupi in tutti i sensi. Il freddo è rigido e in più gioca la Roma nel posticipo di campionato. E poi ci sono anche i Loop. Numerosi tifosi  assistono alla partita nell’area all’aperto del Circolo degli Artisti affrontando le intemperie meteo e, al fischio finale, si gettano di corsa all’interno del locale per farsi scaldare dal sound della band inglese che torna sulle scene dopo oltre venti anni con una reunion inaspettata e a sorpresa, grazie anche all’intercessione della All Tomorrow’s Parties che ha fatto pressione per convincere Hampson e soci a tornare di nuovo insieme.
In vista di questa importante esibizione britannica, dove tra l’altro il gruppo cura anche la programmazione di una giornata del festival, la formazione ha organizzato una serie di concerti “prova” per oliare al meglio i motori, dopo anni di stop e con altri progetti portati avanti nel frattempo come gli isolazionisti Main di Robert Hampson e Scott Dawson e i wave psichedelici Hair & Skin Trading Co del bassista Neil McKay e del batterista John Wills, attivo anche con i Pumajaw.
Siamo subito che ipnotizzati e storditi da un suono acido e avvolgente che si regge sui giri distorti e ossessivi del basso, scheletro su cui sono stati costruiti tutti i pezzi della band, inclusi quelli incisi nel 1990 per lo splendido album A gilded eternity da cui si estraggono, in questa serata, assordanti versioni di The nail will burn, Vapour, Afterglow  e Arc-lite.

Il look non prevede più capelli lunghi e maglioni slabbrati, bensì acconciature corte e curate, ma il sound e l’impatto rimane quello dell’epoca con un set totalmente abrasivo, psichedelico quanto scuro, che entra nelle orecchie e scuote corpo, anima e cervello. È un trip che si apre alla nostalgia per i tempi andati e che suscita entusiasmo nel ritrovare comunque i Loop ancora in grande forma, capaci poi di regalare anche altre importanti perle come Collision, Straight to your heart e Soundhead.

Qualcuno forse ci rimane male per la mancata cover di Mother Sky dei Can, loro maestri insieme agli Stooges e al post punk più tribale, ma è un’inezia di fronte ad un set maestoso che si conclude con la band che, a fine set, incontra i numerosi fan che si fanno autografare vinili, cd e poster tra saluti calorosi e ringraziamenti reciproci.

Gianluca Polverari

 Loop

Condividi