LINEA 77
Bologna | Laboratorio Crash| 14 marzo
“Questa volta abbiamo intenzione di fare tante date, tornando anche nei posti piccoli, dove fare concerti da 120-150 persone, quelli sudati, veri, con un contatto con il pubblico molto stretto. Un ritorno alle origini anche da quel punto di vista”.
Detto fatto. L’intento di tornare alle proprie origini, a quei ‘favolosi’ anni ’90 che li hanno visti crescere nei centri sociali torinesi, espresso chiaramente da Dade nella recente intervista concessa a Rockerilla (e pubblicata nel numero di Febbraio), si concretizza non solo nella scelta del sound, ma anche in quella delle location per il nuovo tour di supporto a Oh! Da questo punto di vista, il Crash, uno dei pochi centri sociali occupati rimasti nella Bologna che ne fu la capitale in tempi migliori, è il luogo che più si adatta alla loro idea di “ritorno a casa”.
Il pubblico non è certo quello delle grandi occasioni, complici una serie di contemporanei eventi ruba-audience, ma l’atmosfera è perfetta: tanto fumo, aria viziatissima, sudore a go-go e un capannone mezzo vuoto a fare da cornice alla musica. Uno scenario, verrebbe da dire, poco adatto ad una band abituata ai grandi palchi dei festival. Eppure, è proprio quello che i Linea 77 hanno deciso di fare: tornare ad un rapporto più diretto con il loro pubblico. E lo dimostrano con una performance aggressiva, diretta, che sprizza energia da tutti i pori e un entusiasmo generalmente riservato ad un’altra fascia d’età.
Senza fermarsi, se non per riprendere fiato, la band piemontese ‘spara’ un brano dopo l’altro come se si trattasse di una suite di fendenti, tirati da un pugile contro l’avversario alle corde. Ad andare K.O., non è però il pubblico ‘pogante’, ma solo una ragazza che, dopo aver alzato un po’ il gomito, ha regalato alla platea il suo show personale.
Il set dei Linea 77 fila dritto come un concerto hardcore, con l’ultimo album a farla da padrone assoluto della scaletta. Non mancano, tuttavia, i momenti di amarcord. Dieci anni non passano senza lasciare tracce e, quando le note di 66 (Diabolus in musica) sommergono il Crash, ti accorgi che veramente qualcosa è cambiato. E i versi “Sei quello che è stato, sei il mio passato che non tornerà/Tutto quello che desideravo avere tempo fa” acquistano quasi il valore di una profezia, dedicata a Emi.
Daniele Follero
ph Maurizio Donini