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LIFE OF AGONY

Londra | Electric Ballroom | 23 Settembre

Lo storico Electric Ballroom ospita questa sera il grande ritorno nella capitale da parte di una formazione altrettanto longeva: si tratta degli americani Life Of Agony, dagli anni 90 protagonisti indiscussi dei circuiti metal e rock internazionali grazie al loro crossover/sludge degli esordi. La fama e la notorietà dei Life of Agony è indiscutibilmente associata ad album del calibro di River Runs Red (1993) e Soul Searching Sun (1997), anche se è live che i Nostri hanno sempre spopolato in pompa magna. Lo squadrone originario di Brooklyn ha subito in importante cambio di formazione con la trasformazione di Keith Caputo, frontman originale che nel 2011 diventa Mina, la frontwoman con i fiocchi. I Life Of Agony resistono al passare degli anni, confermandosi, con questo ultimo tour a supporto dell’ultimo lavoro A Place Where There’s No More Pain uscito lo scorso aprile, come una delle realtà live più eccitanti e di successo a livello internazionale. Spetta agli svizzeri Blood Runs Deep il compito di aprire i battenti con appena una decina di persone tra il pubblico, nonostante sia sabato sera. La band gode di una certa fama che però non riflette i fan storici degli headliner nonostante il doom dalle venature pesanti abbia un certo appiglio. I successori, Aaron Buchanan And The Cult Classics, risanano l’atmosfera con il loro rock ricco e geniale che, grazie ai vocalizzi del frontman, ha una presa particolarmente ferrata sul pubblico, il quale non smette di ballare. La sequenza I Am Electric (cover degli Heaven’s Basement) e All The Things You’ve Said And Done fa risaltare la personalità di questa band solo da rispettare, per la spiccata individualità stilistica e la maestria non indifferente di ogni singolo membro. Le luci si incupiscono con l’arrivo degli attesissimi Life Of Agony: tra le note fulminee e accattivanti della splendida River Runs Red e gli assalti seducenti di This Time, il set spicca il volo in grande stile. Le sonorità trascinate e ricche di consistenza si scontrano con sfumature inebrianti rese ancora più intense dai riff perfettamente cadenzati di Joey Zampella. Tra i passaggi sublimi di Dead Speak Kindly e World Gone Mad il set acquista una magnificenza che rasenta l’incanto, e si conclude troppo in fretta con Underground, che riporta il pubblico, ormai in pieno fervore, tra gli esordi memorabili di una band che non ha mai deluso e non deluderà mai.

Fabiola Santini (testo e foto)


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