LEBOWSKI and Other BIG Shots
Con l’autunno arrivano le mostre importanti (ben diverse dalle expo-mostre…). Quelle che non bisogna perdere. Un appuntamento che la nostra rivista si onora di segnalare (e cercheremo di volare anche noi da quelle parti!) è quella che la ONO Arte Contemporanea di BOLOGNA,, con il patrocinio del Comune di Bologna ha allestito e che resterà aperta fino al 15 novembre “Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots”, prima mostra monografica in Europa (più di sessanta opere) dedicata alla carriera fotografica dell’attore premio Oscar Jeff Bridges.
Il catalogo, griffato dal leggendario regista Peter Bogdanovich, dopo aver constatato che Jeff è uno dei più versatili e sottovalutati attori di tutta Hollywood, mete in luce ed elenca le doti di Bridges, spesso poco note al grande pubblico: Jeff –infatti- ha inciso ben quattro cd (“Be Here Son”, la magnifica colonna sonora del film da lui magistralmente interpretato “Crazy Hearth”, un “Live” e infine “Jeff Bridges” addirittura per la prestigosa etichetta Blue Note),ma si dedica pure alla pittura e, come può ben dimostrare questa mostra, è un fotografo di primo livello.
Bridges proviene da una famiglia da generazioni radicata nel tessuto dell’industria del cinema americano – suo padre Lloyd fu un attore caratterista attivo dagli anni ’40 in oltre 150 film e il fratello Beau è anch’esso attore e regista e appartiene a quello “zoccolo duro” che ha formato la vera base di Hollywood, partecipando fin da ragazzo a tantissimi serial televisivi e film, recitando nei ruoli più diversi.
Nel 1976 interpreta in un remake di King Kong un ruolo che lo costringe a girare con una macchina fotografica al collo: da allora Bridges porta sempre con sé, sul set una Widelux (macchina fotografica utilizzata per la posa con un otturatore a scatto ritardato che permette quindi la doppia esposizione, e con una caratteristica pellicola allungata molto simile a quella 70 mm con cui erano girati i film).
La scelta di questa macchina è di grande importanza per l’arte di Jeff: come lui stesso afferma infatti, la Widelux permette di catturare il maggior numero di informazioni in un singolo scatto e di narrare contemporaneamente più storie, creando delle immagini che vivono in un limbo trasversale tra la fotografia di scena (o di posa) e il film; per di più l’assenza di un focus manuale e un obiettivo poco attendibile la rendono una macchina piuttosto arbitraria e poco precisa, ma per questo più “umana” ed onesta.
Bridges privilegia la narrazione.
Dietro all’immagine c’è quanto meno una storia, ma forse anche di più.
E la prova si trova puntualmente nelle immagini che sono esposte alla Ono e che sono state scattate nei backstage di film come “The Fabulous Baker Boy”, “Texasville”, “The Fisher King”, “American Heart”, e ancora “The Mirror has two faces”, “True Grit” e “The Big Lebowsky”: è proprio il “backstage” ad aprire le porte a tante possibili storie: vi è la realtà del momento sacralizzato nell’immagine, ma dietro ad essa vi è la realtà dell’attore e il “divenire irrealtà” del film “in fieri”.
Si respira quel sapore di “transeunte” che sposta queste immagini in una dimensione diversa e leggendaria.
Se il set nell’arte di David Lynch serve per aprire porte verso dimensioni psicologiche nascoste e inimaginnabili, il set di Jeff Bridges è il punto di passaggio verso dimensioni più sentimentali e istintive, che mettono in moto rimandi infiniti di pura poesia.
FRANCESCO PAOLO PALADINO
Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots
3 ottobre – 25 novembre ONO arte contemporanea VIA SANTA MARGHERITA 10 | 40123 BOLOGNA | +39 051 262465
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