LA SPOSA PROMESSA – FILL THE VOID
di Rama Burshtein – Israele 2012
Nelle sale dal 15 novembre
Quando la forza di un film contiene in se anche quella di un documentario il successo è quasi assicurato, al punto di fungere anche da finestra su un mondo oscuro e poco conosciuto quale è quello di una comunità ortodossa ebraica di Tel Aviv nel contesto di lutto familiare.
La giovane Shira, in procinto di sposarsi, (interpretata da Hadas Yaron, premiata con la coppa Volpi a Venezia come miglior attrice) dopo non poche vicissitudini si offre poi sposa a Yochai, appena divenuto padre e vedovo a causa della morte di parto della moglie Esther, sorella di Shira.
I frequenti primi piani sui personaggi, la perfetta rappresentazione di rituali ebraici come la ricorrenza del Purim (celebrazione della salvezza del popolo ebraico), le feste di matrimonio e i dialoghi inerenti la vita familiare in un contesto quasi teatrale fanno di questo film un piccolo capolavoro, in cui, come afferma la stessa regista, non si è volutamente tentato di porre in relazione laicisimo e religione, ma di raffigurare una situazione di famiglia in cui traspare molta più libertà di quanto non sembri perché celata da strette osservanze, regole, e imposizioni anche sull’abbigliamento, del tutto particolari.
Ha ciò ha contribuito non poco una sapiente fotografia fatta di luci chiare e una sacralità avvincente, girata negli interni di Tel Aviv, ma che avrebbe potuto essere in qualsiasi altra città e in qualsiasi epoca (non a caso è stato citata una forte influenza delle creazioni della scrittrice Jane Austen (“Orgoglio e Pregiudizio”), dato che al centro di tutto c’è la vita della congregazione in occasione di un lutto che ha colpito una famiglia e le conseguenti azioni e dialoghi che portano l’imminente possibile matrimonio della giovane Shira con un coetaneo in secondo piano. La priorità è riempire il vuoto lasciato dalla morte di una madre e di una moglie secondo il punto di vista ebraico ortodosso, con rigore, cuore, e un pizzico di quel cinismo dettato dal credo religioso.
La stessa regista Rama Burshstein, nata a New York, dopo essersi diplomata a Gerusalemme è divenuta molto religiosa e si è dedicata a promuovere l’immagine delle donne e della sua comunità. “Fill the Void” che ora esce in Italia con il titolo di “La Sposa promessa” è la sua opera prima, e ci auguriamo sia l’inizio di una lunga serie di finestre su un mondo a noi lontano, ma neanche troppo.
Fabio Vergani