Top

KITTY, DAISY & LEWIS

Torino | sPAZIO211 | 3 novembre

Kitty, Daisy & Lewis qui a Torino sono ormai di casa. Quando la sera del 3 Novembre ultimo scorso i tre fratellini polistrumentisti sono saliti sul palco dello sPAZIO211 sapevano bene di poter contare sull’affetto del folto pubblico in sala, memori della calorosa accoglienza riservata loro due anni prima nella nostra location alternativa preferita della città. Ad affiancarli sono, come sempre, mamma Ingrid (la Ingrid Weiss delle mitiche Raincoats), basso elettrico e/o contrabbasso, e papà Graeme, chitarra e percussioni, genitori in arte e nella vita della famiglia rock più adorabile ed affiatata che la storia della musica abbia mai conosciuto, raggiunti in alcuni frangenti dal trombettista Eddie “Tan Tan” Thornton, che i più attenti osservatori ricorderanno aver militato, fra l’altro, nelle file del gruppo reggae Aswad. Questi giovani talenti la musica ce l’hanno davvero nel sangue, gli arriva al cuore per sprigionarsi in una ventata di vibrazioni e di energie epidermiche irresistibili, a maggior ragione se colpiscono in diretta dal vivo, dimensione nella quale sono soliti alternarsi fra strumenti e postazioni con assoluta destrezza ed una spiccata presenza scenica. Il ritmo è l’autentico protagonista delle loro canzoni, il ritmo in tutte le variabili più fisiche del R&B, del rock’n’roll, del jump blues, del country western e quant’altro. Sono legati ai suoni della terra avita e della tradizione pop di cui son figli legittimi ed interpreti brillanti, continuatori sopraffini di una cultura musicale perpetuata di padre in figlio con risultati incredibili come questi. Sin dalle prime battute di Bitchin’ In The Kitchen (tratto dall’ultimo album The Third, come gran parte dei brani in programma), la Durham family catalizza l’uditorio a tempo di scansioni soul-funk fatte viaggiare sulla voce squillante di Daisy e il drumming poderoso di Lewis, in un intreccio di linee strumentali destinate a scatenare istinti danzerecci ineludibili. Esattamente come in Feeling Of Wonder (cantata da Kitty), altra trottola di ritmiche sincopate a prova di zombie malinconico. Cambio di ruoli per Baby Bye Bye, dove la voce cristallina di Lewis incontra le figure swinganti disegnate dai suoi consanguinei su corde e tamburi, oltre che i giri armonici honky-tonk creati da egli medesimo sui tasti del pianoforte. Il rockabilly It Ain’t Your Business si enuclea nel duetto vocale (e il duello armonica-a-bocca/elettrica) di Kitty e Lewis, mentre mom Ingrid brandisce il double bass come una vera teddy girl d’altri tempi. Il funky di Don’t Make A Fool Out Of Me, uno dei pezzi forti del terzetto, produce il classico trascinamento a catena nel vortice contagioso della danza, col bel canto adamantino dello stilosissimo fratello che presiede alle progressioni sonore con invidiabile eleganza e sicurezza. Le successive Turkish Delight, Whenever You See Me e Good Looking Woman colorano un gustosissimo intermezzo ‘ska-boogie-beat’ con l’arrivo di Tan Tan alla tromba. Il blues rurale di Never Get Back dà idealmente il via alla seconda parte del concerto per volgere via via in crescendo sulle note di No Action, Whiskey, Developer’s Disease e Going Up The Country (personalissimo omaggio in levare ai gloriosi Canned Heat). Sino al rush finale dell’interminabile bis in groppa alle saette riffistiche del combo più gioviale, fresco, genuino e divertente del momento.

Parola di scout.

Aldo Chimenti

kitty-daisy-lewis

 

Condividi