KAISER CHIEFS | Roma
| Circolo Degli Artisti | 14 ottobre 2014
Roma vibra ancora per i postumi chiassosi della prima apparizione capitolina di Morrissey eppure non c’è troppo tempo per rifiatare o perdersi in chiacchiere. Il dovere chiama: dopo dieci anni i Kaiser Chiefs tornano al Circolo degli Artisti e nessuno ha giustificazioni plausibili per mancare.
Il gruppo in questi anni ha avuto modo di morire e risorgere almeno un paio di volte, sebbene sia indubbio, anche a giudicare dal pessimo ultimo album in studio, che la gloria dei giorni migliori appartenga ormai ad un passato lontano. Un Circolo stracolmo (con decine di persone senza biglietto rimaste al palo fuori dal locale) accoglie comunque con giubilo sincero i cinque inglesi che, da par loro, ripagano senza sconti la lunga attesa, resa peraltro ancor più letale dall’apertura degli inopportuni Ramona Flowers. Ricky Wilson si conferma grande istrione e mattatore instancabile (forse a tratti un po’ sbattuto e non privo di acciacchi): il suo show è tutto un saltare, schiamazzare, bere, porre domande e darsi risposte, che infiamma la platea e scatena cori e battimani a ripetizione. Le canzoni “classiche” filano via una dopo l’altra (con preferenza per i primi due album), condite da qualche siparietto gustoso e dall’ormai collaudato stage diving che porta il cantante direttamente in bocca alla postazione bar, dove un barman lo attende con la birra appena spillata in mano. Da lì un Wilson allo stremo fa partire le note tuonanti di Angry Mob, per congedarsi momentaneamente, prima di un bis succinto ma a suo modo squassante che si esaurisce nella memorabile Oh My God, tirata per bene dalla band fino all’ultimo atomo d’ossigeno nei polmoni.
In definitiva un concerto dritto, possente, “ginnico” e corale, suonato nel migliore dei modi e molto apprezzato dal pubblico.
Ci si rivede tra altri dieci anni.
Francesco Giordani