JÓN THÓR + CARL MICHAEL VON HAUSSWOLFF
Dark Morph è solo l’ultimo (in ordine di tempo) dei progetti collaterali di Jónsi, che si allontana dalla sua formazione di origine, i Sigur Rós momentaneamente abbandonati all’immobile respiro delle fredde acque nordiche, per immergersi in quelle più placide e rassicuranti del Sud Pacifico, quelle che bagnano le isole Fiji, dove il progetto è stato realizzato assieme all’importante ricercatore, compositore elettro-acustico e visual artist svedese Carl Michael Von Hausswolff, già nella storica formazione degli Hafler Trio, fondatore assieme a Leif Elgreen dell’utopico regno di Elgaland-Vargaland, affascinante provocazione dadaista che prevede il possesso del passaporto e detiene ambasciatori sparsi in tutto il mondo.
La scorsa estate i due, a bordo dell’imbarcazione/nave studio Dardanella, hanno registrato e campionato i suoni oceanici e suboceanici tramite idrofoni. Novelli biologi marini, hanno raccolto e fondato una sorta di banca dati. Da esperti pescatori di suono, usando questa tavolozza sonica formata da decine di field recording come ad esempio i canti delle megattere, i mormorii dei gamberetti e dei pesci, i movimenti dei crostacei, il fruscio dei venti, hanno selezionato dei suoni poi manipolati e convertiti in droni capaci di costruire melodia altamente immersiva. Tutto ciò ha dato vita ad un album, “Dark Morph”, presentato in anteprima la sera del 10 maggio nel nuovo polo multidisciplinare situato nella chiesa sconsacrata di San Lorenzo, a Venezia, in occasione di Ocean Space (commissionato da TBA21-Academy), un progetto collaterale alla 58esima Biennale d’Arte.
I due sound artists erano ospitati sopra un piccolo palco, quasi un altare, allestito a ridosso dell’abside della chiesa, avvolti da flebili luci purpuree, immersi in un’atmosfera fumosa ed ovattata, nella completa oscurità. Jónsi campiona in tempo reale la propria voce trasformando i vocalizzi ed il falsetto che lo contraddistinguono in qualcosa di diverso e innovativo, sovrapponendoli al tappeto dronico sintetizzato dall’alchimista Hausswolff chino sul proprio laptop e sulle macchine che fanno da corollario. Gli spettatori presenti vengono così condotti in un universo parallelo fatto di dilatazioni ed echi che richiamano i canti/lamenti dei cetacei, un ambiente oscuro e a tratti inquietante, alieno e distorto ma, allo stesso tempo capace di cullarti oniricamente e condurti grazie alle sue litanie subacquee, ora nelle profondità marine, ora tra i voli pindarici degli uccelli pelagici. L’airone scuro delle isole Fiji, il “Dark Morph” è la creatura che ci guida in un flusso lento ed inarrestabile, che si ripete come le maree sin dalla notte dei tempi: un movimento che ha accompagnato gli ascoltatori di questa serata veneziana, fatto di richiami, crepitii, di glitch e micro-beats, vibrazioni e di rumore bianco. Un flusso che in alcuni momenti risuonava col battito cardiaco e il respiro, mentre in altri riusciva letteralmente a scuotere la cassa toracica, quasi per smuovere e ricordare quanto fragile e importante sia la provenienza originaria di queste sonorità: quell’Ocean Space che fa parte di tutti noi, gli oceani dai quali la vita ha avuto origine e che dovremmo cercare di proteggere e salvaguardare a tutti i costi.
JÓN THÓR “JÓNSI” BIRGISSON AND CARL MICHAEL VON HAUSSWOLFF | DARK MORPH Venezia | Ocean Space | 10 Maggio
Massimo Menti