JOHN ZORN A BOLOGNA
John Zorn
Sono già più di dieci anni che il compositore americano John Zorn si è avvicinato all’organo, uno strumento che, a detta sua, ha esercitato un fascino su di lui fin da piccolo, funzionando da “porta d’ingresso al mondo della musica. La visione del Fantasma dell’opera, ascoltare quella musica folle quando avevo 9 o 10 anni è uno dei motivi che mi ha portato ad essere un musicista”. A chiusura della due giorni celebrativa che lo ha visto protagonista in Emilia Romagna per festeggiare il suo settantesimo compleanno, Zorn ha deciso di esibirsi nella Chiesa di Santa Maria dei Servi a Bologna, al cospetto del monumentale organo su cui hanno messo le mani musicisti tanto autorevoli quanto diversi tra loro, da Terry Riley ad Anna Von Hauswolff, affascinati dalle sue enormi potenzialità.
Dopo essersi esibito a Modena e Reggio Emilia con numerosi musicisti, presentando il progetto Simulacrum, il New Masada Quartet e una serie di composizioni, molte delle quali ancora non eseguite in Italia, Zorn ha deciso di concludere da solo questo lungo compleanno.
In una Chiesa strapiena, scoccata la mezzanotte, il musicista newyorchese si è seduto all’organo e ha offerto al pubblico bolognese quaranta minuti di improvvisazione esplorando tutte le possibilità timbriche dello strumento capace, in alcuni registri, di far letteralmente tremare le pareti.
L’inizio è sobrio, quasi timido, come se le enormi canne incutessero una sorta di timore reverenziale, ma in poco tempo il suono si fa più corposo fino a sfociare in imponenti cluster, che aleggiano inquietanti tra le navate. Della presenza del sax quasi non ci si accorge, se non fosse per un leggero vibrato che fa da bordone, tanto è centrale e totalizzante il suono dell’organo.
Sebbene la nuova metamorfosi di Zorn non convinca pienamente, alternando momenti decisamente più convincenti di altri o lasciando in sospeso idee improvvisative che avrebbero meritato maggiore sviluppo, The Hermetic Organ è stata l’occasione di scoprire un nuovo volto del poliedrico compositore, molto lontano dai suoi noti (e già molto ampi) orizzonti espressivi e perciò, di per sé, molto intrigante. Alla fine, quando le canne hanno smesso di vibrare, gli applausi, che fossero alla performance o, più genericamente alla carriera, John li ha meritati tutti. Cento di questi giorni!
Daniele Follero
Chiesa di Santa Maria dei Servi – Bologna
31 Ottobre 2023
Foto di Margherita Caprilli