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Japandroids

Lanificio 159, Roma

18 ottobre

Un pubblico molto giovane e motivato accoglie la seconda volta romana dei canadesi Japandroids, autori di uno dei dischi garage lo-fi più “celebrati” dell’anno (Celebration Rock).

Lo spazio è il bel Lanificio 159, che pur senza essere sold-out si presta ad un contatto molto ravvicinato tra gli spettatori e la band: la dimostrazione è nel pogo e nel crowd surfing che scattano sin dall’inizio del concerto. Il pubblico ha voglia di divertirsi e la band pure.

Un attimo di concentrazione e Brian King parte a mille con i riff della sua chitarra ed i melodicissimi ritornelli, mentre la batteria di Dave Prowse, unica sorgente ritmica di suono lo segue a mille: uno dopo l’altro si susseguono tutti i brani dei soli due dischi, compresi gli anthem The house that Heaven built con il oh oh oh oh oh oh oh oh micidiale, Fire’s highway, ecc… Per un’ora e mezza la sicurezza del Lanificio ha il suo bel daffare a contenere l’esuberanza degli spettatori, ma lascia divertire tutti, compresi noi giornalisti e fotografi.

Il concerto era stato aperto dai bravi Be forest, alfieri di un dark-wave molto lontano dal suono degli headliners.

Robeto Esposti

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