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ISKALD | VELNIAS | HATE | KAMPFAR

Londra | The  Underworld | 3 Aprile

 

L’inizio di serata con i norvegesi Iskald non è stato proprio eclattante, il pubblico stentava ad arrivare e l’atmosfera sembrava risentire della mancanza di coinvolgimento ma in chiusura del loro set, le cose sono cambiate, come se la band originaria della splendida cittadina di Bodø volesse  imporsi  con la  sferzata finale di Dommedag, traccia che indubbiamente definisce il loro melodic black.  Questo cambio di intensità è stato il preludio perfetto per gli americani Velnias, il trio si è presenta al pubblico londinese con la consapevolezza di band affermata, nonostante abbiamo all’attivo soltanto due full-length, Sovereign Nocturnal e RuneEater. Il loro sound, blackened doom con richiami folk riflette le atmosfere magiche delle montagne di Boulder, in Colorado, da cui provengono. Tracce lunghe e trascinate, ricche di ambience e attacchi drumming inesorabili:  il loro set si evolve tra le insidie di paesaggi oscuri dove i vocalizzi del frontman PJV spiccano per definizione e intensità. Davvero bravi.  È poi il turno dei polacchi Hate: sono di ritorno nei circuiti live internazionali dopo la tragedia che li ha colpiti l’anno scorso in tour quando a Munchberg in Germania è venuto improvvisamente a mancare il bassita Slawek “Mortifier” Arkhangelsky. La band capitanata da Adam “ATF Sinner” Buszko  appare in ottima forma. Tragedie come queste, posso annientare una band o spingere i membri a continuare in memoria dell’amico scomparso: gli Hate hanno scelto la seconda opzione, per la gioia dei fans che li seguono dal lontano 1990.  Da ammirare è la loro presenza sul palco: il loro tradizionale corpse-paint risalta grazie alle  luci suffuse. Il frontman è visibilmente estasiato. Il sound degli Hate è ricco di raffiche black che arricchiscono la loro struttura death di base,  solida ed irrefrenabile ma al contempo ricca di groove. Sadness Will Last For Ever dal loro ultimo album Solarflesh viene dedicata all’amico scomparso: il mosh-pit diventa inconrollabile. Seguono gli headliner Kampfar. Anche loro norvegesi come il gruppo di apertura, sin dalle prime note di Mylder non deludono. Il frontman Dolk prende in possesso il palco come un guerriero pronto a conquistare il pubblico, difficile da contenere.  Il loro pagan black metal metal non è certamente tra i più aguerriti, ma le melodie che affiorano rendono il sound oscuro quanto basta. Ottimo il drumming di Ask: tra le tracce di rilievo spiccano questa sera Swarm Norvegicus e Vettekult. Ancora una volta, i Kampfar hanno fatto centro nella capitale: non resta che seguirli a Inferno, il noto festival di metal estremo che si terrà a Oslo dal 16 al 19 Aprile. I Kampfar avranno l’onore di aprire la serata  al John Dee, dedicata alla nota etichetta norvegese Indie Recordings.

Fabiola Santini

Ph: Fabiola Santini

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