INQUISITION | ARCHGOAT | ONDSKAPT
Londra | The Underworld | 29 Gennaio
Dopo aver conquistato l’Australia come band di supporto ai Marduk, senza concedersi pausa gli americani Inquisition partono in quarta per il tour europeo. Il pacchetto interamente dedicato al black metal comprende gruppi selezionati personalmente dal chitarrista Dagon, frontman degli headliner. Già con gli svedesi Ondskapt l’Underworld è stipato all’eccesso, il pubblico ammassato e caricato a mille sembra intenzionato a non perdersi neanche un secondo delle tre band di questa scaletta allettante. Con gli Ondskapt, originari di Stoccolma, siamo in territorio black metal tradizionale, dove il growling del frontman Acerbus spicca per intensità e definizione. Esemplari gli intrecci di riffs inquietanti che rendono l’atmosfera drammatica e tombale. Con tre full-lengths alle spalle, l’ultimo, Arisen From The Ashes uscito nel 2010, la band dimostra anche in ambito live di avere un’attitudine nichilistica senza compromessi. La torcia viene passata al trio dei finlandesi Archgoat che si confermano preparati a soddisfare un pubblico molto esigente in materia black metal come quello degli Inquisition. Con il depennamento dei russi Blackdeath dalla scaletta ( a causa del rifiuto del visto per entrare nel Regno Unito), gli Archgoat hanno a disposizione un’ora intera per soddisfare l’appetito del pubblico. L’ambience funerea del loro set viene interrotta inesorabilmente da sprazzi di blastbeats e vocalizzi cavernosi. Il frontman Lord Angelslayer prende possesso del palco come se stesse per iniziare un ritual il cui sacrificio finale è la conquista del pubblico. In tour a supporto del loro ultimo album The Apocalyptic Triumphator sfornato all’inizio del mese, il trio porta all’estremo brani tipicamente black metal smuovendo il genere dai canoni fossilizzati. Il drumming del batterista Sinisterror è velocissimo e dotato di una precisione chirurgica quasi non usamana. Gli Inquisition non hanno bisogno di presentazioni: considerati una delle realtà black metal più interessanti del momento, grazie al loro ultimo album Obscure Verses For The Multiverse. Difficile credere che il loro suono maestoso sia il risultato di solo due musicisti, Dagon alla chitarra e voce e Incubus alla batteria. L’intro con la maligna Force Of The Floating Tomb scatena urla di benvenuto all’unisono. La voce di Dagon, tagliente e profonda, conquista il pubblico brano dopo brano, con convinzione e maestria. La sequenza letale di Arrival Of Eons e Desolate Funeral Chant definisce il loro set come uno dei migliori del genere: un meritato sold-out.
Fabiola Santini
Ph Fabiola Santini