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INCINERATION

Camden Town | LONDRA | 9 Maggio 2015

Con la seconda edizione di Incineration, Camden Town si trasforma in un grande festival di metal estremo. Rispetto all’edizione del 2014, Old Empire, in collaborazione con la Aeon Promotions e la Nazgul Agency, ha fatto le cose in grande: quest’anno, Incineration si tiene su tre palchi, tutti posizionati strategicamente a pochi metri di distanza dalla stazione di metropolitana dell’eclettica zona a nord della capitale. Camden Town attira per l’occasione una quantità sterminata di fan provenienti da ogni parte d’Europa e oltre. Incineration è il pacchetto ideale per i veri metalhead, a questo evento senza eguali non manca nulla: tre venue storiche (Electric Ballroom,   Underworld e Black Heart), headliner del calibro di God Seed, Alcest, Unleashed e Ingested, concerti esclusivi di band come Alfahanne, Necrophobic e Woland e un after show party al noto pub metal Devonshire fino alle prime ore del mattino, per chiudere in bellezza.

Spetta ai giovani finlandesi Woland il compito di aprire il sipario alle 13:05 in punto. Nonostante sia relativamente presto, la formazione di Helsinki attira un buon numero di presenti, esaltati all’idea di vederli live per la prima volta assoluta in territorio anglosassone. Grazie alla marcata presenza sul palco del frontman W e al loro sound roboante che spazia tra i meandri del black metal con interessanti deviazioni avant-garde, i Woland passano la prova a pieni voti. Con i Bast, la seconda band prevista all’Underworld dopo i connazionali Premature Birth, l’intensità aumenta ulteriormente. Il trio inglese si sta affermando sempre di più nei circuiti live europei: il loro è un doom ricco di percorsi intricati dove volumi e stratificazioni complesse si scontrano creando un’esplosione di tecnicità e atmosfere inebrianti. I loro concerti potrebbero durare all’infinito ma, con un’altra band finlandese imperdibile in scaletta, la maggioranza del pubblico ritorna all’Electric Ballroom, dove è arrivato il momento degli Oranssi Pazuzu. Rispetto all’ultima performance che li ha visti protagonisti nella capitale come headliner, la band non si distingue come ci si aspettava, questa sera sembra mancare qualcosa. Non deludono ma quasi, tanto che sono in molti a decidere di incamminarsi di ritorno all’Underworld prima della fine del loro set, dove sono protagonisti i famigerati Endstille. Il posizionamento del batterista Mayhemic Destructor presagisce il loro inizio tradizionalmente bombastico, tanto che alle prime note del cavallo di battaglia Endstilles Reich, le barriere sotto il palco sembrano sgretolarsi per l’impeto generato dai loro ritmi feroci. Seguono i Melechesh, una delle performance più attese dell’evento. In tour a supporto del loro ultimo album (e capolavoro) Enki, lo squadrone capitanato da Melechesh Ashmedi conquista il pubblico con un sound ricco di atmosfere intriganti. La traccia Grand Gathas Of Baal Sin viene eseguita con una maestria singolare. La band che segue non ha bisogno di presentazioni: si tratta degli svedesi Shining, sempre ben accolti nel Regno Unito grazie alla singolarità di ogni loro concerto. Questa sera lo squadrone di Niklas Kvarforth trova in un palco più grande rispetto a quello del suo ultimo show londinese (leggi Electrowerkz). È lo spazio giusto per esprimere la rabbia più cupa e le emozioni più complicate che caratterizzano il sound di questa band unica. Dal loro ultimo album, IX – Everyone, Everything, Everywhere, Ends, gli Shining offrono ai londinesi una versione live esclusiva di Vilja & Dröm, un vero assalto sonoro feroce e dal passo spedito, con un timbro vocale tirato alla perfezione e allo spasimo. Purtroppo il loro set deve essere tagliato per riuscire a non farsi scappare i connazionali Tribulation, una delle performance più suggestive di tutto l’evento. La presenza sul palco del frontman Johannes Andersson è una vera forza magnetica, il loro set impedisce di prendere fiato fino alla fine, grazie alle mitragliate inesorabili di riff spessissimi. Di ritorno all’Electric Ballroom, i norvegesi God Seed si dimostrano all’altezza, come ci si aspettava, del ruolo di co-headliner insieme ai francesi Alcest, con uno show apprezzabile, sia per sonorità ricche di tecnicità ma anche di passione indomabile. Quello degli svedesi Necrophobic e degli Alfahanne, previsti alla stessa ora rispettivamente all’Underworld e al Black Heart, è un conflitto difficile da risolversi. Dato che per gli Alfahanne si stratta del loro primo concerto nel Regno Unito, la voglia di vederli accomuna la gran maggioranza del pubblico, che si ritrova stipato all’eccesso. La band capitanata da Pehr Skjoldhammer conquista il pubblico senza esitazione: lo show raggiunge subito l’apice con l’arrivo sul palco del connazionale (e concittadino) Niklas Kvarforth che, ripresosi dal concerto dei suoi Shining, si unisce con la band in una versione particolarmente eccezionale della splendida Bättre Dar (tratta dal loro album di debutto Alfapokalyps), traccia ricca di riff affilati e carichi di groove, lanciati senza esitazione dal chitarrista Fredrik Sööberg. Con il colosso degli Unleashed, headliner indiscutibili dell’Underworld, è arrivata l’ora di chiudere i battenti di questo festival esclusivo, gli organizzatori hanno superato loro stessi con un evento che non ha paragoni. L’edizione del 2016 è già in cantiere:

http://www.incinerationfest.com/

https://www.facebook.com/incinerationfestival

Fabiola Santini (testo e foto)

 

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