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INCINERATION FEST

| Londra | The Garage | 10 Maggio

 

Infected Brain Promotions ha fatto centro ancora una volta nei circuiti live londinesi: la prima  edizione di questo festival metal nuovo di zecca ha destato non poco clamore sin dai primi annunci. La prima scossa, particolarmente intensa,  è stata avvertita dalla comunità metal dal momento in cui sono stati confermati gli headliner: i norvegesi  Taake, gli inglesi Anaal Nathrakh e gli olandesi Carach Angren. L’aggiunta di gruppi elitari quali Nargaroth e Malignancy ha contribuito, come previsto al meritato sold-out.  Al  Garage, tra una performance e l’altra si ha la possibilità di partecipare a sessioni di  meet & greet con alcune delle band previste in scaletta  dopo naturalmente aver dato libero sfogo all’acquisto di merch esclusiva.

Già  dopo pochi minuti dall’apertura  dei cancelli, il pubblico si riversa in massa per assistere al primo show della giornata: gli inglesi Premature Birth, reduci dal successo come uno dei gruppi di supporto agli svedesi Shining durante il loro recente tour in UK fanno un ottimo lavoro di apripista con il loro black metal particolarmente tecnico, ricco di ritmi incessanti resi ancora più intensi dall’incenso mantenuto acceso in palco per tutta la durata del set. Tanto di cappello ai connazionali Primitive Graven Image ai quali spetta l’onore di aprire i battenti dal secondo palco. Pur rimanendo in territorio black metal, il loro ricorda più le vecchie glorie del passato,  la tradizione del corpse-paint in chiave moderna che non guasta mai. Seguono gli attesissimi Slegest (intervista esclusiva sul numero di Giugno di Rockerilla), nuova recluta da parte della nota label norvegese Dark Essence. Il loro è puro metal black sabbathiano reso ancora più rovinoso e abrasivo dai vocalizzi ben strutturati del carismatico frontman Stig Ese Eliassen. La successione di riff e assoli classicheggianti che incantano definiscono un set che scorre bene. Dopo Il tentativo poco riuscito da parte dei Regurgitated Life di tenere in piedi un set indescrivibile con troppe basi pre-registrate, è il turno degli inglesi di Ipswich Eastern Front che si confermano ancora una volta protagonisti del palco.

Lo squadrone di Nagant riesce a migliorarsi continuamente, concerto dopo concerto. Avere i De Profundis  in scaletta è sempre piacevole, il loro progressive death fa entrare nell’atmosfera del festival grazie soprattutto alla presenza sul palco del virtuoso frontman Craig Land che incita i più impavidi al consueto mosh-pit. Di ritorno al palco principale per gli spagnoli Noctem il pubblico è ormai ben avviato alla soglia dell’entusiasmo collettivo; si respira adrenalina pura, l’atmosfera è elettrizzante e coinvolgente. La potenza infernale degli Unfathomable Ruination, band giovanissima (che tra l’altro vanta la presenza di due italiani, Federico Benini al basso e Ross Piazza alla chitarra) è molto attiva nei circuiti live londinesi. Con il loro death inarrestabile colpiscono in pieno  grazie  a ritmi resi più minacciosi dal growling del frontman Ben Wright. Pochi minuti prima dell’esplosione dei tedeschi Nargaroth ci si rende conto del sold-out. La venue è stipata all’eccesso anche se è apprezzabile il livello di comportamento da parte parte del pubblico, nonostante le temperature si stiano alzando velocemente.  La band teutonica è senza dubbio una delle più attese dell’evento: la loro splendida Seven Tears Are Flowing To The River rappresenta l’apice della giornata.

Gli Amputated non resistono al paragone e passano quasi inosservati dopo il successo dei loro predecessori. Nel frattempo, giunge l’annuncio che gli olandesi Carach Angren hanno subito un ritardo pauroso del volo di arrivo (di almeno cinque ore) e una parte del pubblico accusa il colpo. Ma il malumore dura solo qualche istante: il set dei Carach Angren viene solo posticipato di alcune ore dopo gli americani  Malignancy, preceduti dai norvegesi Aeternus (in tour con i connazionali Taake e Slegest), con i quali si ritorna in ampi territori death grazie a tracce  rovinose quali Sworn Revenge e Raven & Blood. Seguono gli inglesi Anaal Nathrakh.  Ripresi dalle fatiche del recente Temples Festival, il battaglione di Mick Kenney sa sempre come imporsi su un pubblico che non li ha mai abbandonati. Sono unici con il loro metal estremo eseguito con la ben nota intensità fuori da ogni canone. L’attesa per gli headliner cresce: la presenza dei Taake in un festival è sinonimo di pura supremazia black metal. All’arrivo sul palco di un incappucciato Hoest il pubblico si esalta  sulle note del loro splendido cavallo di battaglia, Nordbundet. I nostri regalano al pubblico insaziabile un concerto a dir poco sorprendente eseguendo con la loro maestria tracce che vanno oltre la perfezione.

L’edizione 2015 dell’Incineration Fest è già in cantiere: www.facebook.com/incinerationfestival.

Fabiola Santini

PH: Fabiola Santini

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