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IANVA

I Messaggeri del Fuoco

 

Tempi duri per chi, come gli eroi de La Mano Di Gloria, sente il fallimento del genere umano nel nuovo evo. Per chi, come il nostro immaginifico interlocutore, Mercy, deve suo malgrado assistere all’orrore dello scempio valoriale, morale e spirituale di questi tempi ultimi, teso a trasformare identità e culture di popoli e nazioni in qualcosa di innaturale ed avvilente, in una massa amorfa sempre più svuotata nell’anima, fatta ad immagine e somiglianza di una macchina da soldi programmata per produrre, consumare e soccombere. La carta del dissenso etico è tutto ciò che l’arte è ancora in grado di giocare per quanto stemperata nei colori della metafora, non foss’altro per non disperdere l’idea-sogno di un mondo migliore, di un futuro da ricostruire nei confini sovrani di nostra casa patria. Il tramonto dell’Occidente, descritto da Oswald Spengler, oggi è espressione di un paesaggio reale che ostenta le sue rovine come trofei di un torneo al massacro tristemente demenziale. Per fortuna che la musica c’è, la musica di questi paladini della forma classica chiamati IANVA, gli ultimi cavalieri di una chimera impossibile verosimilmente destinata a restare tale. Ma ciò che qui più conta è la voce del cuore che vince sulla ragione, è il bello della sfida che rende liberi a prescindere dal risultato perché capace di produrre risvegli interiori laceranti e sublimi insieme, come scosse di luce benedetta che, quand’anche nell’illusione di un istante, hanno la meglio sui morsi dell’angoscia e del mal di vivere quotidiano. Della serie: “Io ho quel che ho donato, perché nella vita ho sempre amato”.
(G. D’Annunzio).                      

Su Rockerilla di Settembre l’intervista di Aldo Chimenti

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