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HOUR OF PENANCE

LONDRA | Purple Turtle | 17 marzo

L’orgoglio italiano del death metal porta il nome degli Hour Of Penance. Originari di Roma, i nostri hanno all’attivo una carrellata di album (da Disturbance del 2003 al più recente Regicide uscito l’anno scorso) definiti dagli addetti ai lavori più esigenti in materia come dei veri pezzi da collezione. Il loro è un death metal che pur essendo definito “technical” nella sua perfezione assoluta, offre delle stratificazioni di fondo particolarmente ricche di spessore, in cui esplode una maestria esemplare che li definisce nella loro individualità di band. Live, gli Hour Of Penance hanno sempre dimostrato di dare il meglio di loro stessi, in particolare a Londra, dove non hanno mai deluso la cerchia di fans che li segue sin dagli esordi. Dopo il successo come band di supporto ai Cannibal Corpse nel 2013, gli italiani ritornano nella capitale in grande stile con un meritato tour da headliner. Il pacchetto che Old Empire offre questa sera in collaborazione con Aeon Promotions attira un buon numero di metallers sfegatati, proprio come ci si aspettava. L’inizio non è particolarmente strepitoso con una performance degli Anoxide che lascia alcuni dubbi sulla loro sostanza. Ma è una sensazione passeggera: la band composta da musicisti giovanissimi, acquista più solidità e definizione grazie soprattutto alla presenza sul palco del frontman, uno scatenato Markus che si diverte a condividere il suo prezioso Jagermeister con i front-rowers più coraggiosi. La serata acquista un tono di prestigio con l’arrivo sul palco dei polacchi Christ Agony. Il trio, composto da Cezar (chitarra, voce), Reyash (basso, voce) e Darek (batteria) sembra avere una certa consapevolezza nelle proprie capacità tecniche che a primo impatto viene percepita quasi come arroganza. Questa iniziale freddezza e distacco dal pubblico crea una barriera che dal momento in cui si sgretola, vuoi per la reazione di isterismo collettivo, vuoi per il fatto che la venue inizia a riempirsi per bene, permette di percepire la band nella sua più profondità emotiva.

I Christ Agony si dimostrano davvero capaci: l’atmosfera si arricchisce di scariche elettriche, il loro set si evolve verso le cime tempestose di un death à la Vader con una marcia in più per la velocità ma anche per l’abilità di esecuzione. Il testimone passa quindi ai maltesi Beheaded, che ci onorano con un batterista italiano, Davide “the Bomber” Billia di ruolo anche negli Hour Of Penance in sostituzione del batterista James Payne passato ai Vital Remains (come Billia riesca a suonare i due set ai suoi livelli senza una minima pausa rimane un mistero). Con loro il sound si ridimensiona a canoni più tradizionali death, coeso e brutale, con estrema pesantezza nei brani, senza compromessi. Il posizionamento sul palco dei chitarristi Giulio Moschini e Paolo Pieri annuncia che gli Hour Of Penance sono pronti. Il loro set esclusivo parte con un esplosione di riff eseguiti alla velocità della luce, dove il growling di Pieri sembra affiorare direttamente dagli inferi. La sequenza Sedition Through Scorn e Paradogma conferma che la perfezione del sound di questa band è unica. Ascension ricca di una struttura esemplare, live è sempre attesa e smuove il pubblico che si lancia in headbanging forsennati. È impossibile resistere a una forza cosi irrefrenabile: passaggi micidiali e fulminanti caratterizzano un set che finisce troppo in fretta. Bravi e unici gli Hour Of Penance lasciano sempre la voglia di vederli anche l’indomani. Il loro nuovo album, il settimo full-length è in arrive e lo show di questa sera conferma che la band è sempre in ottima forma.

Fabiola Santini (testo e foto)

 

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