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GLASVEGAS |Roncade (Tv)

New Age | 29 Novembre

Sono passati solamente cinque anni dall’omonimo, pluripremiato debut-album, e i tempi non sembrano più particolarmente propizi per il quartetto scozzese, ma il New Age offre comunque un bel colpo d’occhio. Contando che fa un freddo cane e che, essendo a fine mese, la crisi che soffia forte pure sul Nordest ha svuotato le tasche di molti, vedere il club di Treviso affollato da circa 200 appassionati è già un bel traguardo.  I Glasvegas si presentano sul palco poco dopo le 23, e fanno capire subito di essere in ottima forma. Partono lenti e sornioni, con i due brani iniziali dell’ultimo album, la title-track Later… When The TV Turns To Static e Youngblood. È un inizio con due brani compassati, giusto per oliare la macchina e per far capire che James Allan ha ancora una splendida voce. Coadiuvato dalla chitarra solista del cugino Rab Allan, dal basso elettrico Rickenbacker di Paul Donoghue, dal drumming abrasivo, a tratti sfacciatamente à la Maureen Tucker, della svedese Jonna Löfgren, il leader si divide tra il crooning del poeta noir, impegnato nei temi sociali, e il chitarrista maudit che, a volte, complici le numerose Corona bevute, fatica ad imbracciare la nuova chitarra durante gli scambi di strumento coadiuvati da un giovanissimo roadie. I brani vengono equamente selezionati dai tre album pubblicati, e, se il pubblico non disdegna quelli tratti da Later… e da Euphoric/// Heartbreak\\\ (che, tuttavia, risultano alla fine un pochino troppo simili tra di loro), autentiche ovazioni vengono riservate alle quattro perle tratte da Glasvegas: Geraldine, come sempre, desta un incontrollabile impatto emozionale, e, mentre il pubblico la canta a memoria, uno si chiede perché debba durare, solamente, poco più di tre minuti e mezzo. Meraviglia assoluta. Il lento da brividi Ice Cream Van fa apprezzare ancora  la magnifica voce di James Allan, mentre Go Square Go! presenta la medesima, cristallina cifra stilistica che ha fatto emergere la band qualche anno fa: urgentissimo “rumorismo melodico” alla Jesus & Mary Chain, primitivismo ritmico di scuola Velvet Underground ed  un occhio agli Anni ’50 del rock’n’roll, con James Allan sulle orme delle grandi voci dell’epoca d’oro, Elvis su tutti.  Acclamati dal pubblico a gran voce, tornano sul palco per regalare, ad una folla adorante, altri quattro brani, e la performance si chiude sulle note di Daddy’s Gone e Lots Sometimes, novanta minuti di pura adrenalina rock-wave per una band che, dal vivo, diventa una autentica macchina da guerra.

Emanuele Salvini

setlist-Glasvegas

 

 

 

 

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